domenica 22 maggio 2016
Stefano Parisi: «Quoziente familiare per le tariffe comunali Metteremo i voucher»
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1 Noi consideriamo la famiglia, intesa come luogo nel quale crescere ed educare i figli, la struttura fondante della società. Istituiremo quindi il 'quoziente familiare delle tariffe'. Significa che i servizi, compresi naturalmente gli asili, si pagheranno meno in proporzione al numero dei figli. A maggior ragione, le famiglie che curano un disabile o un anziano non autosufficiente, senza pesare sul welfare comunale, godranno di forti agevolazioni fiscali. Sono ricette nuove che necessariamente devono trovare dimora nell’amministrazione di una città come Milano che da sempre e su tutti i fronti si è sempre dimostrata innovativa, anche e soprattutto sui servizi alla persona. 2 Sgombero immediato degli abusivi, che tolgono la casa a chi ne ha diritto, e ripensamento delle graduatorie per dare più opportunità alle giovani coppie. C’è molto da fare a riguardo. La morosità incolpevole, poi, come concetto non mi piace. Situazioni di indigenza devono essere affrontate senza transigere sul principio di proprietà. 3 Rovesceremo l’approccio di Pisapia, introducendo il sistema dei voucher. Con noi il Comune non farà nulla di quello che può fare, meglio e a costo minore, il volontariato sociale. Oggi le associazioni di volontariato si occupano, con scarsi aiuti pubblici, di un numero di bisognosi 20 volte superiore a quelli assistiti il Comune a costi elevati. 4 Ho chiesto un incontro con il Prefetto, il sindaco Pisapia e gli altri candidati proprio su questo: nelle prossime settimane è attesa un’ulteriore ondata di profughi. Sala si è rifiutato. Non capisco perché: chiunque governerà Milano non potrà ripartire da zero. Ovviamente mi atterrò alle leggi dello Stato, senza venire meno alla tradizione milanese di generosità e accoglienza. Tuttavia lo dicono i dati: nei prossimi mesi sarà fisiologico l’arrivo di nuove ondate di migranti e profughi per questo bisogna approntare un lavoro ben organizzato e superare la logica dell’emergenza. 5 Non alle condizioni attuali. Occorre una legge nazionale per disciplinare questa materia. Credo che sia nell’interesse di tutti avere luoghi di culto per i musulmani che non stiano nell’illegalità. La libertà di culto è sacra, e ovviamente la garantiremo a qualsiasi fede religiosa. Voglio però ricordare che oggi nel mondo è la libertà di culto dei cristiani, non quella dei musulmani, ad essere in pericolo, e che anche in Europa accadono gravi episodi di antisemitismo. Mi piacerebbe che un cristiano o un ebreo nei paesi musulmani godesse della stessa libertà di culto di cui godono gli islamici a Milano. 6 Nella mia visione, il Comune non deve gestire, deve coordinare. Quindi la vendita delle partecipate, o di quote di esse, è una prospettiva giusta. Occorre però che prima si creino le condizioni di mercato perché non sia una svendita. Sicuramente nel caso in cui dovessi diventare sindaco la prima cosa che farò a riguardo delle partecipate e valutare le condizioni in cui si trovano per capire come e meglio valorizzarle nell’idea che spiegavo prima che il Comune appunto deve coordinare le risorse che Milano si trova a disporre. 7 Non faremo la lotta all’auto privata, ma offriremo ai cittadini la possibilità di scegliere fra alternative vere. Molti sceglieranno il mezzo pubblico perché più comodo e più conveniente. Il mezzo pubblico non è solo di proprietà pubblica: il car sharing e il bike sharing sono ottimi esempi di servizio pubblico gestito da privati. 8 L’area Expo è un’occasione straordinaria. Chi ha governato Milano se n’è accorto solo adesso? Non avevano pensato che ci sarebbe stato un dopo? Vicino all’Università di Stanford, in California, è nata la Silicon Valley. Ma prima bisogna realizzare Stanford, Human Tecnopole, che occupa il 9% dell’area, non basta di certo.
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