martedì 16 aprile 2013
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A poche ore dal via alle votazioni del Parlamento in seduta comune, la traiettoria di Bersani (che oggi a scanso di equivoc ha visto Franco Marini, Anna Finocchiaro e Luciano Violante)è tracciata: contatti con le altre forze (a cominciare dal Pdl), passaggio per i gruppi parlamentari domani sera con una proposta di voto in mano. Larga condivisione:  il mantra di Pierluigi Bersani per il Quirinale è sempre quello. Ieri ma ancora di più oggi, di fronte alle profferte di Beppe Grillo sotto forma dei nomi di Milena Gabanelli e Stefano Rodotà e con il "miraggio" del governo all'orizzonte.Se l'intesa sarà chiusa Bersani domani 'offrira" a deputati e senatori dem il nome da votare. In alternativa, proporrà una posizione da tenere per lavorare fino alla fine all'intesa o per arrivare alla quarta votazione. Perchè deve essere chiaro che è il centrosinistra in condizione di poter scegliere un nome quando il quorum si abbasserà, anche se quella del voto a maggioranza semplice da molti nel Pd è vista davvero come l'ultima spiaggia. Il timore, infatti, è quello della "guerra tra bande" già evocato ieri che trasformerebbe l'elezione del capo dello Stato in una specie di roulette. Per questo Bersani si tiene stretta la sua rosa di nomi e per questo oggi sono stati davvero tanti i contatti tra le varie anime del Pd, nel tentativo di trovare l'armonia interna necessaria nei prossimi giorni persa però nelle ultime ore. Il totonomi impazza, ma spesso ha le caratteristiche di un rompicapo. Giuliano Amato oggi veniva dato dalborsino molto in alto: piace al Pdl e piacerebbe ai renziani. Però non farebbe impazzire una parte del partito (che minaccia allora di preferirgli Massimo D'Alema), non è gradito a Sel (che minaccia di preferirgli Prodi) ed è stato bocciato da Grillo e dalla Lega. Per D'Alema (nome potabile per il Pdl) sono venuti allo scoperto alcuni renziani doc, come Dario Nardella, che invece ieri avevano affondato Marini e Finocchiaro. Romano Prodi resta sempre nel gruppo, specie come nome da votare al quarto scrutinio: era nella top ten delle"quirinarie" del M5S, seduce ovviamente i cattolici ma è fumo negli occhi per Berlusconi e la Lega.
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