sabato 9 febbraio 2013
​Il Ta​r del Lazio ha sospeso il decreto del ministro Clini che individuava quattro impianti per il trattamento dei rifiuti. Il sindaco Alemanno: «Situazione di grande preoccupazione».
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L’emergenza rifiuti torna a incombere sulla Capitale. Il Tar del Lazio ha infatti so­speso il decreto del ministro del­l’Ambiente, Corrado Clini, che ha permesso al commissario per l’e­mergenza rifiuti Goffredo Sottile di individuare quattro impianti per trattare i rifiuti in eccesso di Roma, Fiumicino, Ciampino e dello Stato della Città del Vaticano. Per aiutare l’Urbe nello smalti­mento sarebbero state coinvolte le strutture di tratta­mento meccanico e biologico ( Tmb) di Albano laziale, Vi­terbo, Colfelice e Ca­stelforte a Latina, che secondo il mini­stero lavorano al di sotto delle loro po­tenzialità. «Grande preoccupazione» del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Decisione incom­prensibile, com­menta il ministro annunciando un ri­corso al Consiglio di Stato. Soddisfatto invece il sindaco di Colfelice, Bernardo Donfracesco, che a­veva presentato ri­corso.
Il Tar del Lazio in so­stanza, nell’ordi­nanza con cui ha so­speso l’efficacia del decreto Clini, af­ferma che non è provata l’impossi­bilità di Roma a farcela da sola. Il tri­bunale amministrativo regionale sottolinea infatti la «mancata com­pleta verifica della sussistenza di u­na situazione di effettiva indilazio­nabile emergenza specificamente ri­ferita all’impossibilità di risolvere in loco la questione del trattamento meccanico biologico dei rifiuti ur­bani prodotti dai Comuni di Roma Capitale, Fiumicino, Ciampino e del­lo Stato della Città del Vaticano». Il ministro Clini contrattacca: «Gli accertamenti svolti dal Nucleo ope­rativo ecologico dei Carabinieri, che sono organo di polizia giudiziaria, possono essere contestati solo at­traverso una querela di falso». Poi spiega che «il decreto del 7 gennaio 2013 ha individuato gli impianti di Tmb e quelli per la valorizzazione e­nergetica dei rifiuti, utilizzabili sul­la base della capacità residua co­municata ufficialmente dalla Regio­ne Lazio il 24 dicembre 2012».
I da­ti della Regione però, da cui emer­geva che i Tmb del Lazio avevano la capacità di trattare anche altri rifiu­ti, erano stati contestati da parte del­le province di Frosinone, Latina e Vi­terbo. Di fronte a queste contesta­zioni - ricorda Clini - il ministro del­l’Ambiente aveva disposto un ac­certamento da parte del Nucleo O­perativo Ecologico dei Carabinieri per accertare l’effettiva capacità de­gli impianti ed il loro funzionamen­to. «Con un rapporto del 1 febbraio 2013 – racconta il ministro – i Noe hanno comunicato che nel 2012, la capacità dei Tmb di Roma è pari a 935mila tonnellate/anno». Un dato inferiore alla necessità di Roma: «Considerando il volume totale dei rifiuti della Capitale (depurato del 30% di raccolta differenziata), la quantità di rifiuti da trattare risulta pari ad almeno 1.400.000 tonnella­te/ anno, ovvero oltre 450mila ton­nellate in eccesso rispetto alla capa­cità dei Tmb della provincia di Ro­ma ».
Dunque, conclude Clini, «il pie­no impiego della capacità residua di tutti gli impianti Tmb della Regione, a partire da quello di Colfelice che da solo potrebbe copri­re oltre il 35% del fabbisogno, con una capacità residua di 169.986,760 tonnel­late annue, è essen­ziale per far fronte all’emergenza». Dunque, dichiara il ministro, la via ob­bligata è il ricorso: «Ricorrerò imme­diamente al Consi­glio di Stato – an­nuncia – ma nello stesso tempo tra­smetterò tutti gli at­ti, compresa l’ordi­nanza del Tar, alla procura della Re­pubblica di Roma. Non posso credere che il Tar abbia con­sapevolmente deli­berato di prosegui­re in una pratica sanzionata da una procedura di in­frazione comunitaria che è contra­ria alla legge». Concorda con Clini e Alemanno il presidente di Confin­dustria Lazio, Maurizio Stirpe: «Se all’interno del nostro territorio re­gionale ci sono delle possibilità per smaltire i rifiuti, bene hanno fatto il commissario Sottile e il ministro Cli­ni a pensare che prima di vendere i rifiuti in Olanda o in Germania si u­tilizzino al meglio le strutture e le ri­sorse di cui disponiamo».
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