martedì 18 aprile 2017
Rossi: «E' sfruttamento dei lavoratori: la politica prenda posizioni»
Di Maio (M5S): «Questi orari contro la famiglia»
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Adesso anche la politica si accorge della fatica e dei disagi che l’apertura continuata dei grandi centri commerciali impone ai dipendenti e alle loro famiglie. Di «liberalizzazioni che ci hanno reso più poveri », parla il vice presidente della Camera M5S Luigi Di Maio, in un post su Facebook. «In questi giorni – si legge – si discute degli orari di lavoro dei dipendenti dei centri commerciali, ed è giusto ricordare che anche i commercianti delle città italiane insieme ai loro dipendenti ormai sono costretti ad inseguire questo ritmo forsennato dettato dai megastore. Con l’eliminazione degli orari di chiusura degli esercizi commerciali ad opera di Monti e del Pd, si sono messe in competizione piccole botteghe e grandi centri commerciali, scatenando una concorrenza al ribasso che ha ottenuto come unico risultato lo sfaldamento del nucleo familiare del negoziante e dei dipendenti». Secondo Di Maio, «l’effetto sugli incassi è stato praticamente nullo, si sono spalmati gli stessi introiti su 7 giorni», scrive il deputato. Che attacca: «Le liberalizzazioni sfrenate hanno fallito, dovevano essere il volano dell’economia, ci stanno rendendo addirittura più poveri Non è solo una questione economica. Ma di serenità familiare e di felicità personale».

E l’esponente Cinque Stelle aggiunge: «Al dibattito sul tema degli orari di apertura e chiusura, va anche affiancato il tema dell’ecommerce. Presto la vendita online renderà questi megacentri commerciali inutili e i loro dipendenti indirizzati verso altre mansioni, tra cui la consegna a domicilio». Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, si spinge più in là, parlando apertamente di «ripresa dello sfruttamento dei lavoratori». «È giunto il momento che la politica prenda rapidamente posizione», osserva Rossi, secondo cui la liberalizzazione ha avuto degli effetti regressivi «per l’organizzazione del lavoro e per i diritti dei lavoratori» e perché «ha accresciuto precarietà e disintermediazione». «Le nuove leve dello sfruttamento oggi si mascherano troppo spesso di messaggi ingannevoli e di narcisismo. Le nuove opportunità di consumo – ha rilevato ancora Rossi – appaiono occasioni allettanti per gli individui, ma in assenza di rappresentanza e di conflitti - che tocca anzitutto alla politica e al sindacato generare - sono striscianti processi di sfruttamento reale dei lavoratori».

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