giovedì 22 settembre 2022
Salute, scuola, giovani e anziani, Europa: quattro questioni che proprio non possiamo delegare, quattro ambiti su cui vegliare e intervenire sempre e direttamente
Quattro priorità del nostro Paese che non lasceremo ai partiti

Imagoeconomia

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Come cittadine e cittadini il 25 settembre eserciteremo il nostro diritto/dovere di voto. È importante partecipare alle elezioni poiché i fatti ci hanno dimostrato tante volte che partiti in declino o autoreferenziali non sono un bene per nessuno. Come organizzazione civica, poi, siamo convinti che, all’interno delle forze politiche, incontreremo la competenza e l’attenzione che parecchie donne e parecchi uomini delle istituzioni ci hanno garantito anche nel recente passato.

Quello che ci sta a cuore ribadire tuttavia, per il passato e ancor più per il futuro, è quanto la complessità dello scenario presente renda impensabile limitare la nostra partecipazione al momento elettorale affidando alle forze partitiche, indipendentemente da chi vincerà le elezioni del 25 settembre 2022 e al netto della buona volontà e dalla qualità dei singoli, il monopolio su questioni centrali per lo sviluppo del Paese. La realtà è troppo complessa per poterla affidare agli slogan: di chi è pronto a salvare l’Italia, di chi ci chiede di credere o di scegliere, di chi si mette dalla parte giusta.

Se nel precedente appello, pubblicato su queste colonne lo scorso 5 agosto, ci rivolgevamo al Presidente Sergio Mattarella e alle forze politiche, oggi ci rivolgiamo con un Manifesto alle cittadine e ai cittadini nel nostro Paese, per evidenziare quattro questioni che proprio non possiamo delegare, quattro ambiti su cui vegliare e intervenire sempre e direttamente.

La prima è la difesa di una sanità pubblica di valore e della salute come diritto fondamentale. Scriviamo nel mentre si parla di affossamento del Decreto tariffe, con la conseguente mancata entrata in vigore dei nuovi Lea. Imperdonabile, soprattutto dopo che in pandemia abbiamo avuto riprova di quanto conti per tutti noi il Servizio sanitario pubblico e nazionale, e di quanto conterà in tempi difficili come quelli che si preannunciano per tantissime cittadine e tantissimi cittadini nel nostro Paese. Per questo non tolleriamo che, dinanzi a episodi di malfunzionamento dei servizi sanitari pubblici, si scambi la causa con l’effetto accusando il Servizio sanitario nazionale di essere in declino piuttosto che riconoscendo di averlo logorato con tagli di risorse e di operatori. Dobbiamo esigere un investimento forte e sistematico sulla salute pubblica, ma prima ancora proteggere il Servizio sanitario pubblico e nazionale da ogni tentativo di scippo.

La seconda è una scommessa decisiva sulla scuola. In pandemia abbiamo sperimentato che tutto quello che per anni ci siamo detti sulle difficoltà della scuola era vero, ma non ineluttabile come veniva presentato. Ora si è tornati a dibattere di strutture accoglienti e sicure, obbligo scolastico, mensa come servizio pubblico universale, centralità degli asili nido, ma bisogna continuare a lavorarci imperterriti. Lo abbiamo fatto anche con il nostro ventesimo Rapporto sulla sicurezza delle scuole, presentato il 15 settembre. Il livello di dispersione scolastica e di divario di competenze nel nostro Paese resta molto alto. E, mentre esigiamo un investimento forte e sistematico sulla scuola, sappiamo di doverla proteggere e lavorare con quegli operatori che vogliono cambiarla per migliorarla.

La terza è la cura dei nostri giovani e dei nostri anziani e politiche pubbliche che li sostengano. Abbiamo sperimentato quanto occorra un progetto di Paese per i giovani e per gli anziani. Giovani e anziani non possono essere considerati un “fatto privato”, affidati completamente come sono alle possibilità di cura della loro famiglia, ma sono una responsabilità e una risorsa per tutta la comunità. Per questo, esigiamo riforme nuove e organiche, che tengano conto e superino le anomalie e le debolezze del nostro Paese: il suo inverno demografico, la condizione dei giovani che non lavorano e non studiano, la sempre più frequente solitudine degli anziani.

La quarta priorità è un’Europa che sappia essere il perimetro nel quale rifocalizzare sviluppo, giustizia sociale, politiche unitarie in risposta alle grandi crisi di questo tempo, alla crisi ambientale, a quella energetica, a quella bellica. In pandemia questa Europa l’abbiamo vista, finalmente, e ora dobbiamo esigere che rimanga il quadro di riferimento per assicurare pace e giustizia ed esercitare poteri e responsabilità per disincentivarne la percezione collettiva di interlocutore sovraordinato e ostile e lavorare sulla pratica della cittadinanza europea.

Sono priorità queste che ci preme ribadire ai partiti, ovviamente, ma sulle quali crediamo che occorra mantenere vivo un movimento collettivo: senza questo impegno diffuso, senza questa consapevolezza civica questo Paese non diventerà migliore né peggiore soltanto a seconda di chi vincerà le elezioni del prossimo 25 settembre.

Segretaria generale di Cittadinanzattiva


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