giovedì 28 aprile 2016
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MILANO durata soltanto due mesi la “tregua” sul fronte degli infortuni mortali sul lavoro. A marzo, secondo i dati diffusi dall’Inail, sono riprese a salire le denunce di incidenti con esito fatale, rispetto allo stesso mese del 2015: 61 contro 55. Di questi, 46 infortuni mortali sono avvenuti “in occasione di lavoro”, mentre 15 “in itinere”, lungo il tragitto tra casa e luogo di lavoro. Complessivamente, nel primo trimestre dell’anno, le denunce di infortunio mortale sono state 176 rispetto alle 206 del medesimo periodo del 2015. Che è stato un anno tragico con un’impennata delle denunce di infortunio mortale del 16,15%, pari a 1.172 incidenti fatali. Questi sono alcuni dei dati su cui, oggi, si interrogheranno le istituzioni, le associazioni e i cittadini che parteciperanno alle iniziative promosse in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, promossa dall’Ilo, l’Agenzia per il lavoro delle Nazioni Unite. Il tema scelto per l’edizione di quest’anno riguarda lo stress lavoro correlato, provocato dalla sempre «maggiore pressione » esercitata sui lavoratori. «I rischi psicosociali, come la maggiore concorrenza, l’aumento delle aspettative rispetto ai risultati e gli orari di lavoro prolungati, contribuiscono a rendere l’ambiente di lavoro sempre più stressante – avverte l’Ilo –. Con il ritmo di lavoro dettato dalle comunicazioni in tempo reale e gli alti livelli di concorrenza, la frontiera tra lavoro e vita privata diventa sempre più difficile da identificare». Visibilissimo è, invece, il, dolore di tante, troppe famiglie che hanno un parente morto sul lavoro. Ogni giorno «3-4 persone escono di casa per andare al lavoro e non fanno più ritorno », ricorda Marco Bazzoni, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di Firenze e autore della denuncia alla Commissione europea da cui è partita una procedura di infrazione a carico dell’Italia per la mancata applicazione di una direttiva comunitaria sulla salute e sicurezza sul lavoro. Da anni, Bazzoni denuncia l’escalation di infortuni mortali, prendendo a riferimento i dati dell’Osservatorio indipendente di Bologna che, per il 2015 ha contato oltre 1.400 vittime. Da gennaio, il “contatore” dell’Osservatorio, quotidianamente aggiornato da Carlo Soricelli, segna 390 lavoratori morti. «Perché non abbiamo più la capacità di indignarci? », si chiede Bazzoni, rilanciando l’an-È nosa questione della «cultura della sicurezza». Che «comincia a scuola», sottolinea Franco Bettoni, presidente dell’Anmil, l’Associazione degli infortunati e delle famiglie delle vittime del lavoro, che lancia una campagna di raccolta firme. Da oggi, poi, il presidente della Fondazione Anmil “Sosteniamoli subito”, Bruno Galvani, paraplegico dall’età di 17 anni a seguito di un infortunio, comincerà da Monfalcone (Gorizia) un particolarissimo Giro d’Italia in carrozzina, percorrendo circa 4mila chilometri fino al 17 giugno, quando arriverà a Roma, per sensibilizzare su sicurezza e prevenzione. La raccolta firme lanciata da Anmil e pubblicata anche sul sito change.org, riguarda tre temi: il consolidamento del rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro, attraverso la «realizzazione nelle classi di iniziative specifiche di formazione in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro». La seconda tematica proposta riguarda l’«attenzione ai rischi specifici ed emergenti a cui sono esposte le lavoratrici» (238mila gli infortuni di donne denunciati all’Inail nel 2014). Infine, l’Anmil chiede il sostegno degli italiani affinché sia riconosciuto un indennizzo anche ai genitori dei lavoratori morti e non soltanto, come avviene oggi, al coniuge o ai figli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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