martedì 15 ottobre 2013
Il sindaco di Firenze attacca: «Non guardo ai sondaggi, ma ai giovani». E Schifani: «No a provvedimenti  su misura contro il Cavaliere».
Decadenza di Berlusconi, braccio di ferro sul voto segreto
Costa (Pdl): «Aberrante la logica dei calcoli politici per escludere il Cavaliere e imporre il voto palese»
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La questione giustizia infiamma ancora il dibattito politico. A gettare benzina sul fuoco, ieri, una dichiarazione del ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, per il quale se provvedimento di clemenza ci sarà (amnistia e/o indulto) non si vede perché non dovrebbe essere applicato anche a Silvio Berlusconi. «Nessuno può ritenere che una legge – ha spiegato l’esponente del Pdl – possa non essere applicata soltanto a un cittadino. Rimango convinto che una legge debba essere applicata a tutti. Non si può fare una legge né a favore di qualcuno né contro qualcuno, una legge deve avere un contenuto generale». Sembrerebbero parole ovvie, scontate. Ma l’occhio del ciclone è proprio là, attorno alla sorte di Berlusconi rispetto alla sua condanna definitiva. Replica a distanza Donatella Ferranti del Pd: «Quagliariello dice una ovvietà se intende sostenere che la legge è uguale per tutti, ma è anche ovvio sostenere che l’amnistia normalmente non si applica alla frode fiscale», che è il reato per il quale il Cavaliere è stato condannato in terzo grado. Beppe Grillo invece insorge e tira l’acqua al suo mulino: «Quagliariello – scrive sul suo blog – ha detto la verità: l’indulto e l’amnistia saranno applicate anche a Berlusconi. I suoi colleghi di governo facciano altrettanto. A cominciare dal presidente della Repubblica Napolitano: vada in televisione a raccontarlo agli italiani». Ancora una volta, dunque, la questione Berlusconi si intreccia strettamente con il destino di un provvedimento proposto per diminuire l’impatto dell’affollamento carcerario, che ha ormai superato i livelli di guardia e i confini della decenza. Ma ogni provvedimento che mira a far uscire detenuti dal carcere è stato sempre avversato dall’opinione pubblica, che teme ripercussioni per la propria sicurezza. Amnistia e indulto sono, insomma, temi assolutamente impopolari. E, secondo il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, è proprio questa la stella polare che ha guidato il sindaco di Firenze quando nei giorni scorsi si è schierato decisamente contro, criticando anche Napolitano: «L’atteggiamento di Renzi su amnistia e indulto? Si può capire – dice Casini – evidentemente ha guardato i sondaggi». La risposta del sindaco di Firenze arriva a stretto giro di posta: «Io non sono d’accordo con indulto e amnistia perché in questo momento mi sembrano un clamoroso errore. Non lo dico per i sondaggi – ha aggiunto – ma perché entro nelle scuole, a differenza di molti politici che stanno fissi a Roma, e parlo con i ragazzi. Vedo nei loro volti i dubbi rispetto ad uno Stato che ogni sette anni apre le porte del carcere perché non riesce a legiferare». Renzi ha anche chiarito che non aveva nessuna intenzione di polemizzare con il capo dello Stato. Con Renzi si schiera un altro sindaco del Pd, Michele Emiliano, primo cittadino a Bari: «Non possiamo cavare dal cilindro una amnistia che creerebbe effetti devastanti. È buon senso, non populismo». Ma l’atteggiamento di Renzi sull’amnistia è monitorato con attenzione nel quartier generale del Pd, dove Epifani sta lavorando a mettere a punto una proposta (per esempio affidando alle comunità terapeutiche i detenuti per droga) che non contempla affatto misura di salvacondotto per il leader del Pdl. E per questo si giudica strumentale l’atteggiamento di Renzi. Le voci sono tante e le più disparate. A Mario Monti, leader di Scelta Civica, che esprime «il suo dissenso» sull’applicazione dell’amnistia al Cavaliere (dicendosi però non ostile alla grazia), risponde il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani: «No a una legge su misura contro Berlusconi. Sarebbe un errore madornale se si affrontasse il tema dell’amnistia e dell’indulto con il solito spirito di rivalsa nei confronti del nostro leader». In questo clima di scontro e di diffidenza reciproca, il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri – accusata dal capogruppo del Pd alla Camera Renato Brunetta di «invasione di campo» – prova a riportare il discorso sui binari istituzionali: «È vero, come ho detto, che finora i reati finanziari non sono mai stati valutati nelle amnistie. Ma è anche vero che essendo un atto del Parlamento, sarà questo che valuterà quali reati inserire».
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