martedì 24 agosto 2010
«Credevo di sparare a un branco di cinghiali», ha detto il bracconiere che  è stato posto agli arresti domiciliari. Don Francesco Cassol era in Puglia con un gruppo di giovani, per guidare il "Raid Goum". Domani i funerali a Belluno.
- I goumier cercano Dio nell'infinito dei deserti
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«Credevo di sparare a un branco di cinghiali». Così, Giovanni Converso, 51 anni, ha cercato di spiegare, agli inquirenti, a cui si è consegnato, perché ha fatto fuoco contro don Francesco Cassol, parroco a Longarone (Belluno). Il sacerdote, poi deceduto per le ferite riportate, si trovava in località “Pulo”, nel territorio di Altamura (Bari), con un gruppo di giovani. L’uomo ha aggiunto che, giunto di notte a qualche decina di metri dal terreno ove si trovavano don Cassol e i partecipanti al “Raid Goum”, è stato tratto in inganno dalle sagome delle persone che si riposavano nei sacchi a pelo e le ha scambiate per cinghiali. Ha quindi sparato un colpo contro quello che egli riteneva un branco di animali. Pochi istanti dopo, però ha sentito vociare alcuni componenti del gruppo, si è reso conto del suo errore ed è fuggito in auto. I ragazzi hanno però fatto la tragica scoperta solo la mattina dopo.È stato il ritrovamento del bossolo a mettere gli investigatori sulle piste per capire da chi era stato ucciso don Cassol. Il bossolo, trovato a qualche decina di metri dal luogo dov’era il cadavere del sacerdote, era calibro 30.06, utilizzato per le carabine che sono tra le armi preferite dei cacciatori di cinghiali. I carabinieri hanno così censito tutti i possessori di carabine dello stesso calibro e hanno sentito numerosi cacciatori della zona, tra i quali anche Giovanni Converso, che poi ha confessato. Nei confronti del cacciatore la procura di Bari procede per omicidio colposo e omissione di soccorso in conseguenza della caccia di frodo. In serata l'uomo è stato posto agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Altamura.Internet rispecchia in queste ore il bene seminato in moltissimi modi da don Francesco Cassol. Su Facebook il gruppo “In ricordo di don Francesco Cassol” ha raggiunto in poche ore centinaia di amici. Molte e-mail e sms raccontano aneddoti e ricordano aspetti della figura pastorale di un prete a trecentosessanta gradi. Vicario parrocchiale a Limana nei primi anni di ministero, era stato nominato vicedirettore e quindi direttore del Centro di spiritualità "Papa Luciani" a Santa Giustina: in questa veste aveva studiato la figura del "Papa del sorriso". Nel mondo giovanile, è ricordato come assistente dei ragazzi e dei giovani dell’Azione cattolica, degli scout, degli universitari bellunesi-feltrini. Era stato parroco nelle comunità di Gron e di Roe; come vicario episcopale per la pastorale aveva organizzato la Missione per il Giubileo del 2000. Era poi stato segretario del Sinodo diocesano del 2005-2006. In questi ultimi anni don Francesco Cassol, con un altro sacerdote, condivideva la responsabilità pastorale delle parrocchie di Longarone, Igne e Ospitale di Cadore, era assistente di distretto degli scout e seguiva il "Movimento di fraternità Landris", una casa di accoglienza nei pressi di Sedico. La sua passione per la missione ad gentes lo portava periodicamente in Togo e in altri stati africani, dove predicava ritiri ed esercizi spirituali a comunità religiose.I funerali saranno celebrati domani pomeriggio alle 15 nella cattedrale di Belluno, presieduti dal vescovo, Giuseppe Andrich. Ieri sera la veglia di preghiera nella chiesa di Longarone e oggi quella nella chiesa bellunese di Mussoi, parrocchia dove era nato.
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