martedì 20 ottobre 2015
L'Istituto di autodisciplina pubblicitaria lancia nuove "Linee guida" per arginare l’invasione dell’azzardo su tv, web e giornali. Ma così nuove poi non sono rispetto a quelle del 2012. (U. Folena) SECONDO NOI La montagna, la pulce e un primato civile da conquistare
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Riusciranno le fresche "Linee guida" dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap) ad arginare l’invasione dell’azzardo ("gioca, gioca, gioca!") su televisioni, Internet e carta stampata? Probabilmente la domanda è sbagliata. Le linee varate venerdì scorso – nome completo: "Linee di indirizzo per la comunicazione commerciale dei giochi con vincita in denaro" – si pongono un obiettivo diverso: «Promuovere forme di gioco sicuro, legale e responsabile» mediante una comunicazione commerciale, che noi plebei chiamiamo pubblicità, «ispirata a criteri di lealtà, misura, correttezza e responsabilità a tutela dell’interesse primario della persona a una vita familiare, sociale e lavorativa protetta dalle conseguenze connesse a comportamenti di gioco non responsabile». Né più, né meno. Il cuore delle "linee" sono 12 divieti. Si va dalla rappresentazione del gioco «eccessivo, incontrollato o associato a forti emozioni» al suggerire che il gioco sia «un modo per risolvere problemi finanziari o personali, o costituisca una fonte di guadagno o di sostentamento alternativa al lavoro»; dall’indurre a credere di poter «vincere sistematicamente» al rivolgersi, sia pure con riferimenti indiretti, ai minori, «e rappresentare questi intenti al gioco»; dall’utilizzare «segni, disegni, personaggi e persone, direttamente e primariamente legati ai minori, che possano generare un diretto interesse su di loro» all’indurre a «ritenere che il gioco contribuisca ad accrescere la propria autostima, considerazione sociale e successo interpersonale».Lo Iap era già intervenuto, tre anni fa, introducendo un apposito articolo dedicato all’azzardo – il 28 ter, "Giochi con vincita in denaro" – nel proprio Codice di autodisciplina. Allora l’elenco era di 11 divieti, che coincidono, con qualche rara parola aggiunta, con i 12 attuali. L’unico inedito è il numero 2: «Sfruttare la passione sportiva per indurre a ritenere che chi ama lo sport non possa non giocare e assimilare l’abilità sportiva all’abilità nel gioco». Un’altra parziale novità riguarda una tenue attenzione a Internet là dove, definendo il termine "comunicazione commerciale", si accenna a quella diffusa «attraverso i "nuovi media"». Nel 2012, l’elenco dei divieti fu il risultato della collaborazione tra Iap e Sistema Gioco Italia, la federazione della filiera dell’industria del gioco che fa capo a Confindustria e da sola rappresenta l’80% degli operatori. Ieri Vincenzo Guggino, segretario generale Iap, presentava le "linee" come «un quadro di riferimento più sistematico e stringente» per gli operatori, e una «maggiore tutela e consapevolezza dei loro diritti» per i consumatori. Quanto alla pubblicità dell’azzardo in sé, Guggino precisava: «Abbiamo inteso seguire un approccio in linea con quello degli altri Paesi europei, e in armonia con le indicazioni della Commissione europea che non pone un divieto assoluto alla pubblicità dei giochi. Infatti tale divieto non esiste in nessun paese europeo, sostenendo i sistemi di autoregolamentazione quali sistemi efficaci di soft law».

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