venerdì 19 febbraio 2010
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La Camera ha approvato con 282 voti a favore, 246 contrari e un astenuto il decreto Emergenza, che contiene norme anche sulla nuova Protezione civile, ma prima del voto finale il governo è stato battuto tre volte in rapida sequenza nelle votazioni degli ordini del giorno. Per l'approvazione finale, ora la legge deve ottenere il sì anche del Senato.Durante la discussione, la maggioranza è andata sotto tre volte. Con il parere contrario del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso, la Camera ha prima approvato due ordini del giorno del Pd. Il primo prevede che nell'ambito del piano carceri si dia «priorità, garantendo il necessario finanziamento, alla ristrutturazione e alla messa a norma delle numerose case circondariali attualmente esistenti». Via libera anche al secondo, che impegna il governo a «stilare e a utilizzare la cosiddetta «black list», ovvero un insieme di elenchi di fornitori e prestatori di servizi, considerati soggetti a rischio di inquinamento mafioso, con i quali non possono essere stipulati i contratti pubblici e i successivi subappalti e subcontratti aventi oggetto lavori, servizi e forniture riguardanti le opere pubbliche». La terza battuta d'arresto è arrivata su un ordine del giorno dell'Udc.Il testo, modificato a Montecitorio con la cancellazione della Protezione civile spa, dello scudo giudiziario per i commissari straordinari in Campania, ora dovrà tornare al Senato entro il 28 febbraio, pena la scadenza. Il governo ha evitato giovedì il ricorso al voto di fiducia grazie a un accordo con l’opposizione. Napolitano soddisfatto. «Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime vivo compiacimento per il positivo confronto tra maggioranza e opposizione conclusosi alla Camera dei Deputati con la votazione finale sulla conversione in legge, con modifiche, del decreto sulla Protezione Civile»: lo si legge in una nota diffusa dal Quirinale che sottolinea come così si sia giunti a «libere votazioni» in assemblea che hanno evitato la fiducia.
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