mercoledì 20 febbraio 2013
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​Una sorta di controllo di qualità indipendente sui programmi elettorali. Per valutarne non solo gli effetti economici ma anche, per quanto possibile, il loro grado di realizzabilità alla luce delle esperienze già fatta negli altri Paesi europei. È la sfida con cui si è cimentata l’Associazione La Scossa, un «pensatoio» formato da giovani docenti, manager e imprenditori indipendenti dai partiti e dal mondo politico. La ricerca ha messo a confronto le proposte delle cinque maggiori coalizioni che si confrontano alle elezioni politiche attorno a otto temi chiave per il futuro del Paese: dalle liberalizzazioni alle politiche industriali, dall’occupazione dei giovani all’istruzione, dal fisco all’agenda digitale, dal welfare all’ambiente. Assegnando alla fine il maggior punteggio alla Lista Monti, seguita dal centrosinistra e con il terzo posto per l’asse Pdl-Lega. L’indagine è stata svolta in collaborazione con l’Istituto per la Competitività, presieduto dall’economista Stefano Da Empoli, e ha l’ambizione di essere il più possibile scientifica e neutrale dal punto di vista politico. L’obiettivo è far emergere il grado di credibilità delle proposte e smascherare, al contrario, gli obiettivi più illusori. Un programma elettorale può essere infatti molto seducente ma magari (proprio per questo) del tutto irrealizzabile. Oppure troppo generico e quindi poco credibile.La valutazione delle «promesse» dei partiti è stata effettuata attraverso cinque parametri: l’impatto sulla finanza pubblica; il grado di realizzabilità; la possibilità di ridurre il gap che ci separa in abito economico-sociale dei tre maggiori Paesi europei; il tasso di dettaglio nella formulazione delle proposte, e il grado di innovazione attraverso il confronto con i programmi delle passate elezioni. Parametri che sono stati applicati alle otto tematiche prima indicate.ll risultato complessivo del quality cheking vede appunto al primo posto la Lista Monti, alla quale i ricercatori assegnano poco meno di 30 punti (29,87) sui 40 disponibili. A seguire il centrosinistra di Pd e Sel, che ottiene 26,14 punti, a fronte dei 25,22 della coalizione Pdl-Lega. Più indietro il Movimento 5 Stelle (20 punti) mentre Rivoluzione Civile chiude con 18,14 punti. Insomma, a scuola i centristi avrebbero preso un 7 e mezzo, Bersani una sufficienza piena, Berlusconi poco meno mentre per Grillo e Ingroia il voto sarebbe stato in rosso.Per formulare i giudizi di qualità l’associazione ha passato in rassegna 421 proposte complessive: quelle esposte nei programmi ufficiali dei partiti presentati, ma anche le dichiarazioni dei leader e il materiale elettorale diffuso. Il programma dei centristi è risultato il più convincente su sei degli otto temi analizzati (liberalizzazioni, industria e ricerca, giovani e lavoro, istruzione, welfare e ambiente). Il Pd vince solo su un tema ma forse il più centrale nel dibattito pre-elettorale, quello del Fisco; il Pdl si aggiudica la gara sull’agenda digitale. Tra le singole tematiche, Monti ottiene il punteggio massimo sulle politiche industriali (4,57) e molto buono sul nodo del lavoro ai giovani (4,3) mentre incespica sul fisco per le dichiarazioni sui tagli a Imu e Irap, avanzate senza indicare una chiara copertura finanziaria. Sugli aspetti fiscali resta indietro il Pdl, con 2,3 punti, superato da Rivoluzione Civile (2,5) mentre Grillo su questo tema non viene classificato.Significativi i risultati relativi al grado di realizzabilità complessiva dei programmi tra i tre principali contendenti per il governo: 4 punti per l’alleanza di Monti, 3,87 per Pd e Sel,  3,62 per Pdl-Lega. Coalizioni più distanziate per quanto riguarda l’aspetto cruciale della sostenibilità finanziaria delle misure proposte: al primo posto anche qui i centristi con 3,64 punti su 5; il centrosinistra raccoglie un 2,5 (una sorta di insufficienza lieve) e il Pdl solo 1,64 (ovvero una insufficienza grave). Grillo vince invece la sfida quanto a innovatività delle proposte, con 3,43 punti, seguito dal Pd a 2,75.
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