martedì 3 maggio 2016
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L’ex presidente della Consulta De Siervo: a Renzi dico umiltà e se perde resti al timone ROMA «Questa riforma crea il doppio dei problemi di quelli che intende risolvere». Il professor Ugo De Siervo boccia la nuova Costituzione. Per il presidente emerito della Consulta, soprattutto, è «scandaloso» il trattamento riservato alle Regioni, spogliate di materie cruciali, per di più con un Senato delle Autonomie cui viene sottratto il potere di intervenire sulle competenze Stato- Regioni. De Siervo lavora attivamente ai comitati per il 'no', ma in caso di successo si augura che Renzi resti al suo posto: «Il potere fiduciario sui cui si regge il governo non sarebbe intaccato». Ma dopo quasi 70 anni non serve un 'tagliando' alla Costituzione? C’era da eliminare il Cnel e le Province, da trasformare il Senato in Camera diseguale rappresentativa delle comunità regionali e da togliere alcuni difetti evidenti al titolo V. Poi c’è stato un ingrossamento delle materie sottoposte a revisione che crea problemi a cascata e mette a rischio la tenuta dell’impianto costituzionale. Un rimedio peggiore del male? Al punto in cui siamo, sì. Alcune modifiche introducono disfunzionalità gravi e contraddizioni forti. Un esempio: paradossalmente si dice di voler creare un Senato delle Autonomie, ma alla fine esce fuori uno strano sistema di riaccentramento della funzioni pubbliche. Il titoloV però, così, proprio non va. Non funziona anche perché abbandonato a sé stesso dai governi e dai Parlamenti che si sono succeduti. Aveva difetti seri, ma invece di togliere solo quelli (e non tutti sono stati tolti) si tende a liquidare l’esperienza regionale, salvando solo le Regioni a statuto speciale (per di più fra le più discusse per cattiva amministrazione o per i particolari privilegi finanziari di cui godono) con un esito che diventa scandaloso. Un organo confuso, peraltro, anche nella sua composizione. Lo stop al bicameralismo paritario era già nella riforma del centrodestra. Ci può stare che solo una Camera dia la fiducia. Ma il nuovo Senato doveva rappresentare al centro le realtà territoriali, bisognava attribuirgli le funzioni relative. Invece no. È paradossale che ad esso non si dia un potere legislativo pieno nemmeno sulle norme relative ai rapporti Stato-Regioni, affidate alla sola Camera. Così i gruppi di pressione, le burocrazie statali potranno recuperare larghissima parte del potere amministrativo sinora decentrato, e mi riferisco a prima del 2001. Questo molti di noi lo troviamo intollerabile. Le Regioni hanno ricevuto poteri dalla Costituzione, così invece ne conservano pochissimi e per di più affidati alla buona volontà della Camera. Non saranno più competenti in materia di servizi sociali, urbanistica, tutela del territorio. Per creare le Regioni si è discusso per decenni, mentre così diventano invece come grandi Province, senza che questo sia stato discusso nel Paese. Con un altro insuccesso sulle riforme il sistema non rischia di implodere? Bisognava allora fare una riforma migliore. Introdurre un sistema che supera 5 difetti ma ne introduce 10 è peggio che stare fermi. Meglio procedere con riforme costituzionali sui singoli punti. Che cosa è mancato? Serviva più umiltà. All’Assemblea costituente hanno lavorato furiosamente comitati di coordinamento, comitati di correzione testi, fu persino rivista la lingua italiana. Questo invece è stato un dibattito svoltosi tutto nel chiuso delle commissioni parlamentari, senza - ripeto - la normale umiltà che dovrebbe esserci quando si rivede la Costituzione. Fa bene Renzi a ipotizzare un passo indietro se non passa il referendum? Renzi dovrebbe pensare a governare. Impegnarsi a far andare meglio l’economia, l’occupazione, l’Unione Europea. Se ha commesso un errore lasci che a rimediare, come è giusto, sia la grande maggioranza del Parlamento. Il governo non deve far dipendere la sua salvezza dal referendum. Se anche non passasse, il governo conserverebbe il suo rapporto fiduciario e potrebbe andare avanti. E poi: il bicameralismo non è il peggiore dei problemi italiani. Ma Renzi sembra deciso. In tal caso la soluzione sarebbe un governo tecnico costituente? Spero che cambi idea. Ma se ritenesse di dimettersi davvero, sarà il capo dello Stato a decidere il da farsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista/1
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