giovedì 17 ottobre 2013
Il numero sale di ora in ora. Quello che doveva essere un transito per il Nord Europa si sta trasformando in un villaggio di accoglienza. (Daniela Fassini)
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Sono sbarcati a Lampedusa una settimana fa, sono passati dal centro di identificazione di Catania, hanno rinunciato alla richiesta di veder riconosciuto lo status di rifugiati politici e, con autobus e in treno hanno raggiunto Milano. Da qui il sogno si chiama Svezia.
All’inizio erano in dieci, poi venti, ma il numero sta aumentando di ora in ora. Nel mezzanino della Stazione centrale a Milano, stamattina se ne contavano duecento. Sono i profughi siriani in cerca di futuro. Famiglie con bambini, molti neonati. Intanto il presente si chiama Milano, doveva essere una tappa intermedia per raggiungere il Nord Europa ma le frontiere di Austria e Svizzera li hanno bloccati.
Sono ritornati sui loro passi, nuovamente a Milano, nuovamente in Stazione centrale e ora sono lì in attesa di sapere come fare con il tam tam dei connazionali e le notizie che si rincorrono su internet. . Intanto il Comune ha lanciato l’allarme: è emergenza umanitaria. E stamattina l’amministrazione milanese ha istituito un’unità di crisi per affrontare la drammatica situazione.
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