sabato 12 settembre 2015
Profughi, prime risposte all'appello del Papa. Una quindicina di comunità si sono rese disponibili. Don Davanzo (Caritas): offerte anche dai privati.
L'APPELLO I vescovi polacchi: non bisogna avere paura
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«Ogni parrocchia ospiti una famiglia di profughi». È passata meno una settimana dall’appello lanciato da papa Francesco durante l’Angelus di domenica scorsa e sono già una quindicina le parrocchie della diocesi di Milano che hanno dato una risposta positiva. Da Trezzo sull’Adda ai quartieri Gallaratese e Città Studi di Milano a Paderno Dugnano, tutto il territorio della diocesi si è mobilitato per dare una concreta risposta alla sfida di prossimità lanciata dal Pontefice. A essere accolti all’interno di questi spazi saranno richiedenti asilo inviati in città attraverso i canali della Prefettura: «Queste strutture, in maggioranza appartamenti, non sono adatte ad accogliere persone in transito», spiega Annamaria Lodi, presidente della cooperativa “Farsi Prossimo”. La generosità e la disponibilità, però, non possono tradursi in un’accoglienza immediata. «In una prima fase andremo a censire queste strutture e a valutarne le condizioni», spiega don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana. Occorre quindi valutare, caso per caso, quali sono le condizioni degli immobili, la presenza di tutti i requisiti previsti dalla normativa di legge per accogliere le persone. «Ed è un lavoro che dovrà essere fatto porta per porta», aggiunge don Davanzo. A questa prima fase di verifica seguiranno – se necessario – interventi di ristrutturazione e manutenzione. E l’acquisto degli arredi necessari a garantire un’ospitalità dignitosa. Ma offrire una stanza o un appartamento può non essere sufficiente. Perché l’accoglienza non si misura burocraticamente, in metri quadrati. «Andremo a valutare anche cosa si fa in quella parrocchia per favorire la sensibilizzazione dei fedeli. Se è stata attivata una rete di volontariato che ruoti attorno alle persone accolte e le faccia sentire a casa», spiega don Davanzo. Un’attività che verrà portata avanti in collaborazione con la cooperativa che si occuperà della gestione della struttura. Ultimo passaggio, quello burocratico: con la stipula della convenzione con la prefettura, l’affidamento della struttura. «E dal momento che questo passaggio comporterà anche l’erogazione di denaro pubblico ci sarà una rendicontazione rigorosa», puntualizza il direttore di Caritas Ambrosiana. Il primo appartamento potrebbe essere pronto già entro una settimana: «Mancano solo gli arredi e il disbrigo delle pratiche in prefettura – spiega ancora Davanzo –. E ci sono altri locali che stiamo visitando in questi giorni che sono in condizioni dignitose e già arredati. A breve potremo partire anche con quelli». La Chiesa di Milano, tuttavia, non è nuova a questo tipo di accoglienza. Durante i mesi estivi l’oratorio di San Luigi a Bruzzano ha accolto più di duecento profughi “in transito” per Milano e diretti verso il Nord Europa. Un’esperienza di fraternità e solidarietà animata dalla grande partecipazione di più di cento volontari che – con il supporto degli operatori della Casa della Carità – hanno dato aiuto materiale e ascolto ai migranti. «Alle parrocchie poi, si sono poi aggiunte anche diverse disponibilità da parte di privati che hanno messo a disposizione appartamenti sfitti», conclude don Roberto Davanzo. Una risposta alla sollecitazione di pochi giorni fa lanciata dal cardinale di Milano, Angelo Scola, che ha invitato le famiglie milanesi ad aprire le proprie case ricordando che «l’accoglienza è compito di tutti, non solo delle istituzioni».
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