giovedì 28 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
MITILENE (LESBO) Quindici ragazzini feriti, uno dei quali trasportato in condizioni critiche all’ospedale di Mitilene. Ma poteva essere ben peggiore il bilancio degli scontri di ieri, nel centro di detenzione di Moria, sull’isola greca di Lesbo. «La situazione è precipitata nel pomeriggio - testimonia Jamal al Haraki, quarantenne rifugiato siriano di Aleppo, che da circa un mese attende il proprio destino sotto una tenda, all’interno del centro - alcuni dei ragazzi minorenni non accompagnati hanno aperto un varco nella recinzione. Reclamavano il loro diritto a uscire. È inter- venuta la polizia in assetto antisommossa, picchiando alcuni di loro. A quel punto la protesta si è estesa al resto del campo. Sono stati dati alle fiamme alcuni cassonetti di rifiuti, sono volati estintori. Dall’altra parte, gli agenti rispondevano lanciando lacrimogeni». Circostanze che non sono state confermate dalle autorità greche, sebbene vi siano immagini e video a testimoniarle. 'La Polizia ha usato violenza perché questa era necessaria. Se è stata eccessiva, lo si giudicherà' il commento a caldo del ministro greco dell’Immigrazione, Yiannis Mouzalas, che proprio nella giornata di ieri si era recato in visita ai rifugiati, nel centro di Moria. Ad attenderlo una dura contestazione e il lancio di alcune bottiglie d’acqua, da parte dei residenti della struttura. Poche ore dopo, la situazione si è incendiata. «Alla base, c’è stato uno scontro tra afghani e pakistani – spiega ancora Mouzalas – lo abbiamo appurato con l’aiuto di traduttori indipendenti. La rabbia aumenta. E con essa aumenteranno questi episodi. La nostra capacità di affrontarli sarà sempre sotto esame». Tensioni che si accumulano da tempo nell’hotspot ellenico, che lo scorso 20 marzo è stato trasformato a tutti gli effetti in un centro di detenzione, in base all’accordo in tema di immigrazione tra Unione europea e Turchia. Al momento sono oltre 3 mila le persone rinchiuse a Moria. Molte sono famiglie con bambini piccoli. I minorenni non accompagnati sono poco meno di un centinaio. «La situazione è giunta al punto di ebollizione – spiega Jakub Bukaj, volontario dell’associazione Better days for Moria, attiva accanto al centro – è ovvio che sia così, se la prospettiva data a queste persone è quella di rispedirli in Turchia». Nella giornata di ieri, altri 18 migranti sono stati trasferiti dalle isole greche dell’Egeo alle coste turche: 13 da Lesbo e 5 da Chio. In tutto, finora, sono quasi 400 i respinti, in base all’accordo tra Bruxelles e Ankara. © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: