giovedì 12 marzo 2015
Applicare «pienamente» il trattato di Dublino per trasferirli in tutta la Ue. Salvataggi, «Triton insufficiente».
Centri profughi, la via africana
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Non più 'modificare' il regolamento di Dublino, come avevano chiesto invano i governi di alcuni dei 28 Stati membri, ma «applicarlo pienamente» anche negli articoli finora trascurati, per dare risposte efficaci alle richieste d’asilo dei profughi che, dalla Siria e da altri Paesi del Medio Oriente e dell’Africa, fuggono verso l’Europa. È la chiave della possibile strategia europea in materia di immigrazione che sarà discussa in marzo a Bruxelles. Un punto di partenza per il confronto arriva dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati, che ha inviato a febbraio un documento di 6 pagine all’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, e al commissario europeo per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos. La lettera, visionata da Avvenire, contiene in cinque punti le proposte dell’Acnur «per indirizzare gli attuali e futuri arrivi di richiedenti asilo, rifugiati e migranti verso l’Europa». Per dare supporto agli Stati esterni della Ue più pressati dai flussi (Italia e Grecia, ma anche Malta, Bulgaria e Ungheria), l’Acnur suggerisce la piena applicazione del trattato di Dublino III, a partire da alcune norme finora trascurate come quelle su «ricongiungimenti familiari e minori non accompagnati» e dalle cosiddette «clausole discrezionali » previste dall’articolo 17, secondo cui uno Stato membro può richiedere ad un altro Stato membro di prendersi carico di un migrante ritenuto degno di 'protezione internazionale' per farlo ricongiungere ai parenti. Ciò potrebbe far diminuire il ricorso a viaggi irregolari e ridurre il business dei trafficanti. In concreto l’Acnur ritiene che, attenendosi alla lettera e allo spirito degli articoli 33 e 36 di Dublino, si possa dar vita a un «programma pilota» di un anno per il «reinsediamento ordinato» di migliaia di profughi siriani dall’Europa del Sud verso i Paesi del Nord, iniziando da quelli salvati in mare e sbarcati in Grecia e Italia: nel 2014, i profughi fuggiti dal conflitto siriano sono stati 69mila, il 32% di quelli giunti dal Mediterraneo. Interpellato dal quotidiano britannico Guardian Vincent Cochetel, direttore dell’ufficio europeo dell’Acnur, si è detto «preoccupato che ad aprile, quando gli arrivi sui barconi riprenderanno su larga scala, non tutti i Paesi della Ue saranno in grado di applicare le lezioni imparate». Lo scorso anno, avverte, «due terzi delle persone sbarcate in Italia si sono spostati senza una corretta identificazione. In un momento di crescente preoccupazione per la sicurezza sui movimenti dalla Libia, la situazione è anomala ». Sul punto, è in sintonia Federica Mogherini: «Non è solo un tema umanitario, ma anche di sicurezza. Gestire i flussi in modo solidale significa stroncare un traffico indegno e controllare chi arriva in Europa». Il documento menziona anche l’emergenza dei salvataggi in mare, valutando come, dopo la fine di Mare nostrum, resti alto il rischio di vittime (nei primi due mesi del 2015 si contano già 373 morti o dispersi). Secondo l’organismo Onu, l’operazione Triton non dispone di mandato e risorse per portare avanti il «robusto» dispositivo di ricerca e salvataggio necessario. E si raccomanda alla Ue, per evitare altre tragedie, di provvedere con un intervento «credibile» o di finanziare l’Italia affinché ricominci. A Bruxelles si ragiona pure sulla possibilità di favorire l’apertura di centri di raccolta profughi in Paesi terzi, come Sudan, Niger e Tunisia, e di rafforzare l’agenzia Frontex. E l’immigrazione sarà uno dei punti centrali del Consiglio Giustizia e Affari interni (Gai) in programma oggi e al quale parteciperà il ministro italiano Angelino Alfano, che avrà incontri bilaterali coi colleghi di Francia, Germania e Spagna. Poi il tema sarà all’ordine del giorno, per la prima volta, del Consiglio dei ministri degli Esteri di lunedì e infine approderà sul tavolo dei capi di Stato e di governo al vertice del 19 e 20 marzo. A perorare la necessità di una «solidarietà fra Stati» è la vicepresidente della Commissione Mogherini: «Nella lettera inviata ai ministri degli Esteri come base di riflessione al consiglio di lunedì pongo il tema di una completa applicazione dei regolamenti e di nuovi schemi di redistribuzione dei richiedenti asilo – argomenta Mogherini –. Il flusso non si fermerà fino a quando non risolveremo le cause all’origine delle migrazioni: conflitti, crisi e povertà. Ma l’Europa, tutta e non solo alcuni Stati, ha il dovere di assicurare un’accoglienza dignitosa a chi ne ha diritto».
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