giovedì 4 giugno 2015
Chiesti spazi in Veneto e Lombardia. No da Zaia e Maroni. «Servono altri 7.500 posti» fa sapere il viceministro dell’Interno Bubbico (Pd). Ma la circolare del Viminale, che incalza le regioni con più abitanti e maggior Pil, scatena l’opposizione leghista.
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«Dobbiamo sconfiggere quelle posizioni che alimentano l’egoismo sociale e territoriale. Dobbiamo farlo con forza, tutelando, allo stesso tempo, l’esigenza di sicurezza dei cittadini...». Valuta così il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico le resistenze delle Regioni a guida centrodestra ad accogliere altri migranti. Dopo le elezioni, il tira e molla fra Viminale ed enti locali è ricominciato: «Attualmente, sono necessari altri 7.500 posti – fa sapere Bubbico, esponente del Pd, ai microfoni della Radio Vaticana. La situazione però va monitorata, perché evolve in fretta modificando spesso la dimensione del fenomeno». Il ministero ha diramato una circolare ai prefetti per sollecitare il reperimento di posti nelle strutture di accoglienza, indirizzata in particolare alle regioni del centro e del Nord e con l’esclusione di Sicilia e Lazio, che sopportano il maggior peso dell’ospitalità. La strategia, in base al piano sottoscritto un anno fa con le Regioni, è di distribuire i migranti in piccoli gruppi in tutta Italia, con un modello matematico (grandezza della Regione, Pil e numero di abitanti) che mette in testa la Lombardia (alla quale dovrebbero così toccare 1.517 unità ogni 10mila migranti in arrivo) e quindi il Veneto (788).Un modello ancora teorico, visto che la Lombardia ospita circa il 9% degli stranieri in accoglienza, il Veneto il 4. Tuttavia, la circolare scatena le ire dei rispettivi governatori, i leghisti Roberto Maroni e Luca Zaia: «Non sono d’accordo – avverte il primo –. Abbiamo già avuto un carico eccessivo e non siamo disponibili a riceverne ancora». Tagliente anche Zaia: «Non c’era alcun dubbio che, passata la fase della frenata elettorale, il ministro Alfano ricominciasse a inondare il territorio d’immigrati e le istituzioni di circolari ultimative. Ma il no del Veneto resta totale. Li mettano nelle topaie delle caserme dismesse, ma se ne assumano la responsabilità». Con toni meno sobri, si fa sentire il segretario del Carroccio Matteo Salvini: «Alfano e prefetti, smettetela di rompere le p.... e pensate agli italiani!». Anche il neo-presidente della Liguria Giovanni Toti (Fi) , non cede: «Non siamo disponibili ad accogliere nuovi profughi. Non si può scaricare su Regioni e Comuni un problema che non si risolve a Roma».Un muro contro muro opposto alla linea del ministro dell’Interno Angelino Alfano, che potrebbe indurre il Viminale e i prefetti a soluzioni d’urgenza, come la requisizione di edifici necessari all’accoglienza, visto che gli sbarchi non si fermano, con 47mila migranti giunti da gennaio. Ieri la Guardia costiera ha trasportato a Catania 308 profughi, più altri 134 condotti a Porto Empedocle da una nave militare belga. A tali ritmi, c’è chi ipotizza in estate fino a 5mila arrivi a settimana, col rischio di un collasso della rete d’accoglienza, che già ospita 90mila stranieri. «Il numero di soggetti identificati è elevato, raggiungere il 100% non è facile– assicura il capo della Polizia Alessandro Pansa –. Facciamo tutto il possibile per verificare che tra i migranti non ci siano delinquenti». Per tamponare l’emergenza si auspica, a fine mese, lo sblocco nel Consiglio europeo del piano sulle quote di redistribuzione dei migranti. Ma le notizie giunte l’altro ieri da Dresda, durante il G6 dei ministri dell’Interno dei Paesi più popolosi (Germania, Francia, Regno unito, Italia, Polonia e Spagna), non sono confortanti e confermano che per ora l’empasse resta.
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