sabato 12 dicembre 2020
Davanti al giudice rimpallo di responsabilità. La difesa del leghista deposita messaggi social e video: decisioni condivise da governo.
Matteo Salvini in conferenza stampa a Catania dopo la seconda udienza preliminare per la vicenda della nave Gregoretti

Matteo Salvini in conferenza stampa a Catania dopo la seconda udienza preliminare per la vicenda della nave Gregoretti - Ansa

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Scontro a Catania tra gli ex ministri Matteo Salvini e Danilo Toninelli, il primo indagato, il secondo testimone nell’inchiesta sulla nave Gregoretti. «La responsabilità sugli sbarchi era tutta del ministro dell’Interno», dice il titolare delle Infrastrutture e Trasporti nel Conte I. «Lui non c’era, o se c’era dormiva», la replica di Salvini. Teatro della tenzone l’aula bunker del carcere Bicocca, dove si è tenuta l’udienza preliminare dell’inchiesta.

La strategia della difesa di Salvini, che deve rispondere di sequestro di persona, è quella di dimostrare che la responsabilità della decisione, presa il 31 luglio 2019, di ritardare lo sbarco ad Augusta di 131 migrati dalla nave della Marina militare, è stata dell’intero governo. Il caso ora arriverà anche a Palazzo Chigi, perché sempre nell’udienza di ieri il gup Nunzio Sarpietro ha fissato per il 28 gennaio, alle 10 a Palazzo Chigi, l’audizione come teste del premier Giuseppe Conte. Ieri insieme all’ex ministro dei Trasporti e a Salvini, che ha reso dichiarazioni spontanee, è stata sentita anche l’allora ministra della Difesa Elisabetta Trenta.

Il leader della Lega in una conferenza stampa dopo l’udienza ha distinto il comportamento di Trenta, che «ha risposto con tranquillità e serenità in base a quello che competeva», da quello di Toninelli, che «è stato lì due ore a ripetere "non so" o "non c’ero"». Quindi ora Salvini da Conte si aspetta «la verità, non complimenti, favori, bugie».

La difesa, rappresentata dall’avvocato e senatrice del Carroccio Giulia Bongiorno ha prodotto 10 messaggi social scritti da Toninelli e un video del premier in cui si rivendica (rispetto alle vicende della Sea Watch e della Open arms) la politica sull’immigrazione del governo Conte I. Bongiorno ha spiegato di aver richiesto, come difensore, documenti ai ministeri competenti. «E quanto ero riuscita a ottenere testimonia che la redistribuzione veniva fatta da una serie di ministri e dalla presidenza del Consiglio». Dopo aver incalzato Toninelli, la legale dice di aver provato «moltissimo imbarazzo» per lui.

Punto nel vivo, e siccome iniziano a uscire articoli e dichiarazioni sui suoi riferiti «non ricordo», il pentastellato tuona e minaccia querele contro le «versioni gravemente alterate e false» della deposizione. «Non esiste alcun mio "non ricordo di aver firmato il decreto" per il semplice fatto che non vi è mai stato un decreto per tale vicenda», dice Toninelli, spiegando che la Gregoretti era nave militare e il suo "non ricordo" si riferiva ai decreti di divieto di sbarco per la nave dell’ong Open Arms. Inoltre l’assegnazione del porto di sbarco sarebbe appannaggio del Viminale, dunque Salvini «cerca di scaricare le sue responsabilità sul ministro dei Trasporti».

Sempre ieri, vista la concomitanza con quella di Catania, il gup di Palermo ha deciso lo slittamento al 9 gennaio dell’udienza proprio sui fatti relativi all’ong spagnola, che risalgono all’agosto 2019, quando la nave con 162 migranti a bordo rimase 22 giorni di fronte a Lampedusa prima di poter sbarcare.

Dunque, in attesa di Palazzo Chigi, nuovo appuntamento per Salvini nell’isola appena dopo le vacanze, «per non fare un torto alla Sicilia occidentale e per un altro processo ancora più incredibile», sostiene. A Catania Salvini ha avuto modo di polemizzare anche con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per lo stato dei palazzi di giustizia. Nell’udienza precedente c’era stata la lastra di marmo caduta sul piede di Bongiorno. Stavolta c’è la temperatura rigida in aula. «Sono infreddolito. Chiederò al siciliano Bonafede se riesce a trovare 50 euro per dotare l’aula di riscaldamento».

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