lunedì 13 gennaio 2014
​A giugno diventerà obbligatorio depositate gli atti per via informatica, ma i tribunali italiani sono in ritardo, tra carenze e burocrazia. Eppure la tecnologia renderebbe i procedimenti più veloci, a vantaggio dei cittadini e facilitando il lavoro di avvocati e giudici.
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Dal prossimo 30 giugno gli avvocati italiani avranno l’obbligo di depositare telematicamente tutti gli atti del processo civile, con l’entrata a regime del Processo civile telematico (Pct). Lo Stato, con la legge 179 del 2012 e la legge di stabilità per il 2013,  chiede l’abolizione dei depositi cartacei. Ma non tutti i tribunali sono pronti: addirittura in alcune zone di Italia, soprattutto al Sud, il Processo telematico è ancora in fase di avvio. Milano rappresenta un punto di riferimento a livello nazionale. Il suo tribunale ha inserito il primo documento informatico nel dicembre 2006 e nell'anno da poco concluso è arrivato al deposito di circa 115.000 provvedimenti da parte dei giudici civili del distretto di Corte d’appello, secondo i dati forniti dal referente informatico del distretto, il magistrato Enrico Consolandi. Questi in più occasioni ha evidenziato come uno strumento con simili potenzialità possa produrre gli effetti desiderati (velocizzazione del processo, riduzione dei costi) solo se attuato in maniera uniforme sul territorio nazionale. La sperimentazione del Pct consentiva fino ad oggi di scegliere se depositare gli atti in via telematica oppure continuare con il deposito cartaceo in cancelleria, permettendo anche la consultazione dei fascicoli a distanza. Il processo telematico dovrebbe rappresentare anche una grande comodità per gli addetti ai lavori,  avvocati e  magistrati, consentendo ai primi di depositare un atto con un “clic” senza uscire dall’ufficio e ai secondi di leggere le memorie dei difensori direttamente sul pc, senza doversi trascinare pesanti faldoni, e utilizzare i documenti elettronici per redigere le sentenze. Tutto bellissimo, se non ci fossero i soliti intoppi: i registri di cancelleria, accessibili tramite i portali, si bloccano spesso, impedendo non solo la consultazione ma anche l’invio degli atti. «Tramite "Consolle avvocato", il software utilizzato dall’Ordine degli avvocati di Milano, dovrei riuscire ad accedere ai registri di cancelleria di tutti gli uffici giudiziari collegati al Processo civile telematico e ad effettuare i depositi - spiega un legale milanese -. In realtà, spesso l’accesso ai registri è difficoltoso se non impossibile: fra aggiornamenti dei sistemi programmati a rotazione nelle varie regioni, problemi con i server e difficoltà varie, a volte i registri non sono consultabili per giorni». Se a queste difficoltà aggiungiamo le carenze di formazione del personale di cancelleria dei vari tribunali italiani, il cui organico è ridotto all’osso, la scadenza del prossimo giugno appare una chimera.
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