lunedì 3 giugno 2013
Nel processo che vede imputato l'ex premier per concussione e prostituzione minorile, l'avvocato Ghedini ha accusato il tribunale di «vicinanza culturale» con i pm. Poi la richiesta di assoluzione «perché il fatto non sussiste». L'accusa aveva chiesto, per il Cavaliere, sei anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
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Silvio Berlusconi non ha mai fatto pressione sul funzionario Pietro Ostuni e sugli uomini della questura di Milano. Ne è convinto il suo legale, Niccolò Ghedini, che nel corso della sua requisitoria sta affrontando il capitolo relativo alla nottata del 27 maggio 2010, quando 'Ruby' venne fermata in seguito a un furto, portata in questura e consegnata all'allora consigliera regionale Pdl Nicole Minetti solo dopo una telefonata dell'allora presidente del Consiglio.Ghedini non ha dubbi: "Silvio Berlusconi - ha detto in aula il legale - non ha mai chiesto di accelerare leprocedure. Dobbiamo presupporre che il dottor Ostuni (il funzionario della questura di Milano che parlò al telefono con l'ex premier) abbia mentito sulla ricostruzione dei fatti. Perchè se è vero, come dice Ostuni, che Silvio Berlusconi ha chiamato soltanto per chiedere informazioni suRuby, non esiste la sussistenza del reato". Evidentemente, secondo Ghedini, è stato lo stesso Ostuni a indurre il funzionario Giorgia Iafrate a consegnare Ruby alla Minetti.Ghedini ha cominciato la sua arringa accusando in sostanza il tribunale di essere prevenuto nei confronti della difesa. Infatti, in uno dei primi passaggi l'avvocato, rivolgendosi ai giudici ha affermato di avere "l'impressione di ingenerare fastidio come difensore. Analogo fastidio non sembra ingenerare la procura dellaRepubblica". Il legale, nel suo discorso ha sostenuto anche che il collegio ha "vicinanza culturale" ai pm. Inoltre secondo Ghedini "ci sono state ragioni di spettacolarizzazione più che di merito" "nella requisitoria del procuratore aggiunto Ilda Boccassini perche" si "è basata più su suggestioni che su datiprocessuali ed è stata segnata da un pregiudizio nei confronti dell'imputato" e si è chiusa con una richiesta di condanna "stratosferica".
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