venerdì 18 marzo 2022
Nella decima udienza il cardinale ha risposto alle domande di Pignatone, riaffermando la propria innocenza e spiegando l'uso dei fondi della Segreteria di Stato: mai usati per fini non istituzionali
Il cardinale Giovanni Angelo Becciu

Il cardinale Giovanni Angelo Becciu - Foto d'archivio

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Ci sono volute dieci udienze, ma finalmente il processo vaticano sui presunti illeciti intorno alla compravendita di un immobile a Londra è entrato nel merito dei fatti contestati. Ieri è stato interrogato il cardinale Angelo Becciu, in merito alle somme inviate alla diocesi di Ozieri per finalità caritative. Le domande sono state rivolte dal presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, dato che il promotore di giustizia era impossibilitato a intervenire. Becciu, prima di rispondere alle domande, ha reso una dichiarazione spontanea in cui ha riaffermato la sua innocenza, unita alla grave sofferenza che le accuse – «assurde, incredibili, grottesche, mostruose» – gli hanno causato. Ma ha detto anche di desiderare «che la verità venga al più presto proclamata».

«Lo devo alla mia coscienza – ha sottolineato –. Lo devo ai miei antichi collaboratori, a tutti gli uomini della Curia, alle comunità ecclesiali che mi hanno conosciuto come delegato del Papa per la beatificazione di numerosi servi di Dio e nei numerosi Paesi che ho servito nel corso del mio servizio diplomatico. Lo devo ai miei familiari. Lo devo alla Chiesa intera. Lo devo soprattutto al Santo Padre, che – ha rivelato – recentemente ha dichiarato di credere alla mia innocenza».

Quanto alle somme che gli vengono contestate (125mila euro dei fondi della Segreteria di Stato, dopo che lo stesso cardinale aveva prestato alla Caritas di Ozieri iniziali 100mila euro, ma tratti dalle sue sostanze, 50mila dei quali lasciati come donazione per un progetto «nel quale credo», ha sottolineato Becciu) la spiegazione è stata la seguente: «I 25.000 euro nel 2015, richiesti dall’allora vescovo di Ozieri, servirono a far ripartire la produzione di un panificio, promosso dalla Diocesi, d’intesa con la locale Caritas, andato distrutto in un incendio, nell’ambito del progetto d’inclusione sociale "Il pane degli ultimi", grazie al quale oltre quindici lavoratori svantaggiati sono in grado di sostenere, da anni, sé stessi e le loro famiglie».

Il secondo contributo, «per 100.000 euro nel 2018, fu erogato, sempre a fronte di richieste del Vescovo di Ozieri, per sostenere la costruzione di un centro polifunzionale, denominato "Cittadella della carità", finalizzato a ospitare, fra l’altro, uffici Caritas, assistenza agli anziani e ai profughi». I lavori di realizzazione sono partiti il 28 febbraio scorso per un costo che supera il milione e 300mila euro. Gli avvocati Viglione e Marzo hanno aggiunto: «Tutto quello che il Cardinale sostiene è documentato da atti che abbiamo già provveduto a depositare».

In precedenza, nella dichiarazione spontanea, Becciu aveva sottolineato che mai «un centesimo di cui ho avuto gestione o anche solo conoscenza», era stato «distratto, mal utilizzato o destinato a fini che non fossero esclusivamente istituzionali». E poi, in risposta a Pignatone, aveva aggiunto: «Queste operazioni della Segreteria di Stato in genere partono da una richiesta di un vescovo, di una comunità religiosa o anche di laici. Noi in base alla fiducia riposta nel richiedente valutavamo la richiesta e poi inviavamo i contributi. Ma si chiedeva una relazione consuntiva a fine gestione».

Il presidente del Tribunale ha chiesto a Becciu anche se sui rapporti con Cecilia Marogna intendesse mantenere il segreto pontificio. Il cardinale ha risposto di sì, ma di essere «disposto ad accettare ciò che sarà deciso dalle autorità competenti». Il Tribunale ha disposto di richiedere alla Segreteria di Stato se sussista ancora l’attualità del segreto.

Infine Pignatone ha respinto le richieste delle difese di alcuni imputati di procedere ad una serie di perizie fra le quali quella sull’interrogatorio del teste monsignor Perlasca, poiché si tratterebbe di perizie di tipo "esplorativo" e dunque inammissibili.

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