martedì 26 febbraio 2013
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Escono allo scoperto qualche minuto prima che lo spoglio sia finito, per accreditarsi la vittoria «alla Camera e al Senato», con un margine di «oltre 300 mila voti». Con una scarna nota il Pd declama un risultato che appare come una magra consolazione, dopo una giornata sulle montagne russe, che parte con una vittoria schiacciante assegnata dagli istant pol e finisce con un testa a testa tra democratici e M5S. Pier Luigi Bersani resta chiuso nella sua casa romana. Enrico Letta si prende l’onere di fare autocritica e cerca di tenere il timone, ma oscilla dalla richiesta di collaborazione ai grillini per una nuova legge elettorale alla voglia di provarci. «L’idea di risolvere la situazione saltando i gradini potrebbe portare a fare dei capitomboli. Di mezzo c’è l’Italia. Vogliamo fare le cose per bene, un gradino per volta», spiega, e per questo «ci assumeremo le responsabilità che saranno necessarie». In sintesi, per il Pd, spetta a chi vince «fare le prime proposte al Colle».Si consuma dunque nell’arco di un’ora la parabola del Pd, che resta in testa agli instant poll di Rai e Sky il tempo di disegnare uno scenario futuro con la coalizione di centrosinistra salda in testa – alla Camera e al Senato – , un centrodestra ridimensionato e Grillo in sella, con un battaglione di parlamentari tutti da corteggiare. Monti sembra arrancare verso un risicato 9 per cento, mentre Ingroia e gli altri partiti minori vengono spazzati via. La borsa vola, il titolo Mediaset anche. Lo spread scende. E la sala allestita dai democratici si riempie di giornalisti, molti dei quali della stampa estera. Gli occhi del mondo sono puntati sull’Italia e soprattutto l’Europa ci osserva. Passa il tempo: poco, pochissimo a fronte di un pomeriggio che si rivela molto più lungo, confuso ed estenuante. E lo scenario caro al Pd si sgretola come un sogno. Le cifre cominciano a ballare e la danza si fa macabra, portandosi dietro lo spettro dell’ingovernabilità. Ancora una volta, a sancirla, sono i dati di Piazza Affari.L’ascesa e il crollo del Pd si ascoltano nelle dichiarazioni televisive, nelle incursioni dei "colonnelli" al comitato elettorale, nei tweet che caratterizzano questa tornata elettorale. Il vicesegretario Enrico Letta è ospite di una delle trasmissioni tv che bombardano di numeri le case degli italiani. «Penso che il centrosinistra si dovrà fare carico di una responsabilità molto grossa», dice. La Terza Repubblica sta per cominciare, il Pd si sente il traghettatore e Letta conferma che è «responsabile allargare» la coalizione ad altri partiti, ma «non a tutti i costi», aggiunge, e il pensiero va al Professor Monti. Piuttosto, il numero due del Pd sembra interessato ai «rappresentanti del Movimento 5 stelle», che – dice – «sono meglio di Grillo». Le ore passano e i dati delle proiezioni confermano l’avanzata senza sosta del comico genovese, ma soprattutto danno una rimonta del Pdl che al centrosinistra sembrava impossibile. Tremano i vertici di Largo del Nazareno, mentre su twitter esplode la furia dei renziani, pronti a crocifiggere il segretario. Tutto sarebbe stato diverso con il sindaco rottamatore, si susseguono i commenti. Nel Pd si cerca freneticamente di fare il punto della situazione e c’è chi chiede la testa di Bersani. Il leader pd non si fa vedere. I suoi non possono negare la delusione cocente. Ancora Letta, con i colonnelli, paventano l’ingovernabilità e il tracollo delle borse torna a dare la temperatura della giornata. «È un risultato totalmente instabile», spiega il vicesegretario, «ne vedremo delle belle anche a livello europeo». Intanto, però, si cerca di capire come uscire dal guado. Le cifre continuano a ballare, ma il bottino pieno a Camera e Senato resta ormai una chimera. Nel Pd si fa strada la certezza che occorra votare una nuova legge elettorale e si bussa alla porta di Grillo, pronto a farsi beffa dei democratici. Si valutano le ipotesi in campo, come la grande coalizione e la voglia di tornare a votare si scontra con una difficoltà non da poco e con l’ineluttabilità di cambiare prima le regole elettorali. Nella sede del partito transitano tutti i big, da Veltroni a Fassino, D’Alema e Franceschini. Letta chiude i commenti in attesa di un quadro definitivo. Stefano Fassina nota che i risultati continuano ad accreditare la vittoria del Pd, sebbene con cifre lontane da quelle sperate. Poi è il vicesegretario a fare autocritica per non aver compreso l’insoddisfazione degli elettori per l’austerity, che li ha spinti verso «proposte molto demagogiche come quella dell’Imu». Letta, quindi, detta la exit strategy: chi vince alla Camera, «comunque sia e chiunque sia, dovrà avere l’onere della responsabilità di fare le prime proposte al Capo dello Stato». Poi sarà il presidente della Repubblica, in questa crisi «complessa da vivere e da gestire» ad affidare l’incarico e a chiedere ai nuovi arrivati di mettere insieme un programma breve di riforme indispensabili, prima di tornare alle urne. A cominciare, appunto, da quella elettorale. Se il Pdl dice no, il Pd confida in Grillo.Matteo Renzi non commenta e il suo silenzio suona pesante a largo del Nazareno. Il congresso del Pd, che doveva servire a Bersani a lasciare il testimone, viene invocato ora proprio dall’ala critica del partito. I commenti al voto passano in secondo piano. Per i candidati è il momento dei conti, in attesa di capire chi entrerà e chi no. Per i vertici, invece, i problemi sono ben diversi, ma soprattutto sono inattesi. Le cifre che arrivano dal Viminale sono uno schiaffo a una linea politica che sembrava vincente. Palazzo Chigi mai era stato così a portata di mano. L’entusiasmo che aveva accompagnato la campagna di Bersani era di gran lunga maggiore di quello di Veltroni, commentano i suoi.Ma gli insoddisfatti sono impietosi. Certi che – come dice Letta – non si andrà subito al voto, ma occorrerà attendere una soluzione dal cilindro di Napolitano, sono soprattutto i renziani ad attendere al varco. La situazione complicata, però, deve risolversi in tempi brevi, insistono. Bersani dovrà trarre le sue conclusioni e allora Renzi sarà pronto a prendere il testimone.
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