venerdì 1 dicembre 2017
Al via della raccolta degli agrumi intervento mirato delle forze dell'ordine per colpire i caporali e anche gli imprenditori che sfruttano i braccianti
Primo blitz anticaporalato in azienda
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Alle 6 del mattino di due giorni fa, fuori dalle vecchia tendopoli di San Ferdinando c’erano già decine di migranti. Sono arrivati due furgoni e li hanno caricati. Caporali all’opera. Ma questa volta c’erano anche gli uomini delle forze dell’ordine. Non sono intervenuti subito ma hanno seguito i mezzi fino alle aziende agricole, dove hanno fatto irruzione. È l’ennesima operazione contro lo sfruttamento dei lavoratori migranti di Rosarno e degli altri paesi della Piana di Gioia Tauro.

«Ma questa volta abbiamo fatto un’attività più di taglio investigativo – ci spiega Diego Trotta, dirigente del commissariato di Gioia Tauro che ha coordinato l’operazione congiunta di Polizia, Carabinieri, Finanza e Ispettorato del lavoro –. Abbiamo operato con personale in borghese, così li abbiamo beccati proprio fuori dalla tendopoli. Abbiamo visto questi furgoni che caricavano i migranti e li portavano nelle aziende dove abbiamo fatto irruzione, contestando tutta la serie di sanzioni».

Riparte la stagione della raccolta degli agrumi e riparte il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei migranti. I numeri delle presenze sono preoccupanti. Infatti sono già più di 2mila i lavoratori africani. Nella nuova tendopoli inaugurata tre mesi e mezzo fa, ce ne sono 500, altri 260 in un capannone attrezzato. Ma non bastano queste soluzioni adeguate e dignitose. Così, purtroppo, è rimasta in piedi la vecchia tendopoli che attualmente ospita più di mille migranti (c’è anche un capannone con un centinaia di persone). Hanno ricostruito le baracche dove erano state bruciate, e hanno riedificato tutto. Come era ampiamente prevedibile. Ed è proprio qui che operano i caporali, approfittando di una situazione senza controlli, perché le nuove strutture sono invece sorvegliate. Le forze dell’ordine lo sanno e per questo è scattata l’operazione, che intendeva colpire non solo i caporali ma anche gli imprenditori.

«Le aziende che utilizzavano questa manodopera sono state pesantemente sanzionate perché molti lavoratori erano in nero, c’erano diverse violazioni delle leggi che disciplinano il rapporto di lavoro». I risultati parlano da soli. Sono state controllate tre aziende agricole a Melicucco, Polistena e San Ferdinando, e 50 persone. Sono state contestate 60 sanzioni amministrative per un totale di 81.340 euro: sette per lavoro nero da 9mila euro cadauna, 14 per mancanza di contratto da mille euro cadauna. Un’azienda è stata sospesa dalle attività per aver superato il 31 per cento dei lavoratori in nero. Mentre i due autisti dei furgoni sono stati deferiti all’autorità giudiziaria con l’accusa di caporalato e col sequestro dei mezzi. Non certo degli sprovveduti. Infatti avevano tutto in regola, patente italiana e assicurazione.

L’indagine va comunque avanti, per capire i rapporti tra caporali e imprenditori. La conferma del forte impegno delle istituzioni nel contrastare questo grave fenomeno. L’operazione è, infatti, frutto di un’ampia strategia elaborata in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, e si inserisce nell’ambito della direttiva del ministro dell’Interno del 23 aprile 2014 denominata 'Focus ’ndrangheta', che mira ad incidere sul territorio per il riacquisto alla legalità in settori nevralgici dell’economia locale.

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