lunedì 28 febbraio 2022
Si è già messa in moto la rete della solidarietà. Associazioni, parrocchie e cittadini si mettono a disposizione. Nelle prefetture prime riunioni operative sull'accoglienza
Un autobus con targa ucraina con una cinquantina di persone  al confine di Trieste

Un autobus con targa ucraina con una cinquantina di persone al confine di Trieste - Ansa

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Arrivano in auto, in modo autonomo, sfidando tutto e tutti oppure in pulmann, con partenze organizzate. I volti segnati dalla paura e dalla stanchezza. Le lacrime e gli abbracci dei familiari e dei connazionali. Sono i primi rifugiati ucraini che hanno varcato la frontiera italiana. Onlus, associazioni, cittadini come tanti ma soprattutto Caritas è pronta ad accoglierli. A Trento, i primi sedici profughi arrivati domenica stanno bene. «Sappiamo che arriveranno presto alcune famiglie in auto, poi è atteso anche un pullman da 53 posti» spiega l’assessora al Welfare del Comune, Chiara Maule. Anche il Comune di Trieste è pronto a dare ospitalità a chi fugge dalle bombe. Mentre Padova ha già accolto 65 ragazzini che si trovano ora nello stabile del Seminario Minore. Sin da domenica nella struttura a Rubano sono arrivate centinaia di persone per portare lenzuola, vestiti, asciugamani e giocattoli per i piccoli ospiti. Don Daniele Longato, direttore dell’ufficio comunicazioni della Diocesi chiede ora lo stop: «siamo felici di questa solidarietà sono arrivate tante cose per i ragazzi, è sempre disponibile il conto corrente della Caritas diocesana per raccogliere le offerte con la causale "emergenza Ucraina"». L’accoglienza sarà gestita dall’associazione "L’Isola che non c’è" di Teolo inserita nel circuito di accoglienza che negli anni ottanta offrì ospitalità e curò in Italia i piccoli pazienti di Chernobyl.


A Bergamo il monastero Matris Domini delle suore di clausura ha messo a disposizione delle stanze, così come il seminario che ha ancora 47 posti disponibili. Intanto le suore di clausura hanno accolto ieri mattina i primi sei profughi ucraini. Si tratta di una famiglia di quattro persone: padre, madre e due figli, di dieci e un anno, oltre ai genitori della mamma. Il gruppo è arrivato all’aeroporto di Orio al Serio da Parigi dove si trovava da qualche tempo nell’impossibilità di rientrare a Kiev. Il Comune, intanto, sta raccogliendo le prime richieste di aiuto per alcune famiglie. Il primo arrivo potrebbe essere di una dozzina di persone, che stanno attraversando il cuore dell’Europa. La Caritas, come annunciato dal direttore don Roberto Trussardi, è impegnata a trovare alcune sistemazioni, in prima battuta per un’accoglienza temporanea all’arrivo e poi per una sistemazione di più lungo periodo.


Sono intanto 200 i posti immediatamente disponibili nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) di Bologna e provincia. Il numero è uscito al termine della riunione che si è tenuta ieri in Prefettura, a Bologna, sul tema dell’accoglienza. Riunioni che in realtà si sono tenute un po’ in tutta Italia, nelle prefetture con i rappresentanti delle diocesi, le Caritas e naturalmente esponenti di regione e Comuni di competenza. Lo stesso è avvenuto anche a Milano e a Roma e in tutti gli altri capoluoghi di provincia. Nel capoluogo lombardo sono in arrivo «in primis fragili e bambini – ha spiegato il sindaco Beppe Sala – poi ci sarà il tema dei ricongiungimenti perché da quello che ci risulta tante madri e nonne sono già partite andando verso i confini con la Romania, per poter prendere i bambini». I primi ad arrivare saranno bambini con gravi disabilità, in condizioni molto difficili da curare. Probabilmente arriveranno al Don Gnocchi.

A Roma, invece, l’ospedale Bambino Gesù ha già dato la disponibilità ad accogliere «un numero importante di bambini malati oncologici dall’Ucraina affinché possano continuare le loro cure» spiega Mariella Enoc, presidente dell’ospedale. «È stato informato con un mio messaggio anche Papa Francesco che sicuramente accoglierà molto volentieri l’iniziativa. Lui sta dialogando in molti modi. Questa è la diplomazia della misericordia» ha aggiunto. Sarebbero già pronti venti posti letto e l’accoglienza per le loro famiglie.
Anche molti comuni siciliani si mobilitano per accogliere i profughi. «Sono pronti a raccogliere e a coordinare eventuali disponibilità di privati cittadini e associazioni locali» spiega il presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando.

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