lunedì 26 novembre 2012
​Saranno Pierluigi Bersani e Matteo Renzi a giocarsi domenica prossima il posto di candidato premier del centrosinistra, con il segretario del Pd arrivato al 44,9% delle preferenze (ma i dati non sono ancora definitivi) e il sindaco di Firenze al 35,5%. Bersani: la crisi non è alle spalle. Renzi: aprire le registrazioni fino a domenica.
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"Dal giorno dopo il ballottaggio saremo nella condizione di prendere la strada che ci porterà alle elezioni. Le elezioni saranno un passaggio storico, dobbiamo chiudere un ciclo e aprirne un altro e questa nostra prova ci darà la forza per farlo. Da adesso in poi inizia una galoppata impegnativa ma credo, per i progressisti, vincente".  Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, durante una conferenza stampa a Piacenza, all'indomani delle primarie del centrosinistra e in vista del ballottaggio con Matteo Renzi che si terrà domenica prossima, parlando delle prossime elezioni."Vendola era in condizioni difficili ma il risultato è degno di nota", ha proseguito Bersani. "Alcuni temi, alcuni valori - ha rilevato - sono comuni. Credo che con i suoi elettori sia possibile un dialogo, senza accordicchi, con serietà, perchè io e Vendola siamo fatti così. L'idea di una comunicazione basata sul carisma ce l'abbiamo alle spalle. Adesso serve partecipazione e da questo non si scappa, questo è il futuro". Parlando da Piacenza, il segretario del Pd ha poi aggiunto: "Con Vendola abbiamo lavorato per costruire la carta d'intenti per i punti fondamentali. Non stiamo aprendo tavoli o tavolini ci sono evidenti punti di assonanza, per esempio scuola, lavoro, precarietà e parità di genere". Io, ha concluso, "non devo fare il capo di Vendola, continuare a descriverlo come 'bisognoso di un apprendistato politicò è stravagante. Lui è un uomo di governo che ha ottenuto buoni risultati"."Ho già detto, credo abbastanza chiaramente e lo ripeto: penso che una personalità come quella di Monti certamente debba essere ancora utile al Paese. Senza, tuttavia, stabilire precisamente quale contributo potrà dare. Bisognerà discuterne con lui. Non posso prenotare impegni per una persona che non sono io. Penso comunque che una personalità così sia meglio che sia fuori dalla mischia. Questa è la mia opinione, dopodichè i diritti politici e civili li hanno tutti e dunque sceglierà quello che ritiene giusto", ha detto Bersani rispondendo alla domanda se in Monti vede più un rivale o un probabile alleato.Ma Bersani ha criticato la posizione espressa domenica sera da Monti. «Non sono sicuro, purtroppo che cominciamo ad avere la crisi alle spalle o che il peggio lo abbiamo alle spalle. Io vedo davanti a noi unanno difficile. Osserviamo pure gli andamenti finanziari e gli spread che rimangono preoccupanti ma che non sono nella fase acuta del passato, tuttavia l'effetto sociale della crisi sta arrivando molto pesantemente. Io nel giro che ho fatto per le primarie ho visto tanta sofferenza, preoccupazione. Davanti abbiamo quindi un anno certamente difficile e se il messaggio fosse che la nottata sta passando, attenzione che la gente non sta pensando questo! Credo che governo e politica siano assolutamente in sintonia con il sentimento del Paese. Abbiamo davanti problemi difficili e dobbiamo avere la forza di affrontarli".LA CONFERENZA STAMPA DI RENZI
"Non vogliamo sfasciare il Pd ma far vincere il partito e per far questo crediamo che si debba cambiare schema di gioco, qualche giocatore, avere più coraggio in alcune partite e naturalmente cambiare ancheallenatore, ma non la squadra". Lo ha detto Matteo Renzi in conferenza stampa a Firenze. Nichi Vendola si è impegnato a "non farmi vincere: questo non significa che il travaso dei suoi voti vada tutto su Bersani", ha aggiunto, anche perchè "l'elettore di Vendola cerca il cambiamento ed è naturale che voglia una profonda rottura nel gruppo dirigente del centrosinistra, piuttosto che i soliti noti". "Chi ci ha visto all'opera ha visto che le cose sono andate bene. Chi ha visto come abbiamo governato sa che non siamo solo chiacchiere", ha detto ancora Renzi."Spero che prevalga il buon senso e si consenta di preregistrarsi fino a domenica. Se regole non lo permettono spero si possano rivedere. Certo, non sono numeri decisivi, ma sono strumenti per venire incontro alla partecipazione". Così Matteo Renzi in conferenza stampa. IL RISULTATO DELLE PRIMARIESaranno Pierluigi Bersani e Matteo Renzi a giocarsi domenica prossima il posto di candidato premier del centrosinistra. I dati definitivi si avranno nel pomeriggio, e questo ritardo ha provocato più di una polemica. Quelli ufficiosi ribadiscono nella sostanza le percentuali ottenute dai due contendenti, anche se leggermente modificate rispetto alla notte: Pier Luigi Bersani 1.393.990 voti pari al 44,9%; Matteo Renzi 1.103.790 voti pari al 35,5%. Seguono Nichi Vendola 485.158 voti pari al 15,6%; Laura Puppato 80.600 voti pari al 2,6%; Bruno Tabacci 44.030 pari al 1,4%. I voti validi sono stati 3.107.568.Il dato più evidente del voto di ieri è stata l'altissima affluenza che segna una netta inversione di tendenza dopo le vittorie del non voto alle recenti amministrative siciliane. Il dato di ieri è addirittura superiore a quello delle primarie del 2009 per la segreteria del Pd (che vinse Bersani), ai livelli di quelle del 2007 che affidarono la candidatura alla premiership a Walter Veltroni, fino a confrontarsi addirittura, seppur in maniera minoritaria, con i 4,3 milioni di Romano Prodi nel 2005, in un'era politica lontanissima, come hanno dimostrato i commenti dei vari candidati ieri sera.Il segretario del Pd e Renzi si sono profusi in reciproci complimenti, perché il fatto nuovo di ieri è quello di un centrosinistra che dimostra di avere una forte presa sugli elettori, Il vice segretario del Pd Enrico Letta ha detto che il voto di ieri è stato "la legittimazione piena e totale, ci hanno aiutato Silvio Berlusconi e Beppe Grillo con il loro tentativo di delegittimare le primarie. Bersani e Renzi insieme sapranno rendere il Pd ancora più forte"."Noi cinque dovremo fare qualcosa assieme prima del prossimo turno, gli posso offrire una birra", ha detto Bersani. Il dato è più evidente se si guarda un altro fattore: Bersani aveva detto di attendersi dai 2 ai 3 milioni di persone al voto, Renzi - suffragato da sondaggi come quelli di Ipsos - aveva detto che se fosse riuscito a portare al voto 4 milioni di persone avrebbe vinto, cosa che avrebbe dovuto iniziare a manifestarsi già sopra i 3 milioni. I votanti sono stati in quel range ma a muoversi è stato tutto l'elettorato del centrosinistra che evidentemente sta recuperando quei propri elettori che aveva ultimamente perduto: "Il centrosinistra che verrà ha bisogno di coinvolgerli" quegli elettori, ha detto Renzi."Il centrosinistra ritrova il suo popolo; il mio auspico è che ora non lo abbandoni", gli ha fatto eco Vendola sempre ieri sera.Bisognerà poi andare ad analizzare il voto nel dettaglio: la vittoria di Renzi in alcune zone rosse della Toscana, il successo di Bersani con Vendola secondo in zone dove il voto di opinione è preponderante come la città di Roma scombinano certe semplificazioni sui due sfidanti che abbiamo letto in tanti commenti di queste settimane.Sia Bersani sia Renzi hanno dimostrato di essere qualcosa di diverso da queste semplificazioni, di sapere andare oltre gli stereotipi e di sapere parlare entrambi a un pubblico vasto. Bersani ha dimostrato di sapere rappresentare una candidatura unitaria, che sa interpretare elettori da Vendola al centro, Renzi ha dimostrato di essere già un leader che sa sfondare anche a sinistra, non solo al centro.Intanto si apre una nuova settimana di intensa campagna elettorale per il ballottaggio, perché il suo esito non è certo scontato anche se Bersani parte avvantaggiato. È un'altra settimana per allargare il consenso del centrosinistra, come ha notato sempre Letta ieri sera, mentre il centrodestra non sembra saper affrontare la sua profonda crisi.
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