venerdì 14 giugno 2019
Fanno discutere le manifestazioni dell’«orgoglio omosessuale». Vicenza sulla via del dialogo, Trieste in preghiera dopo le «offese» nel corteo
«Pride», la scelta delle diocesi
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Dopo Modena e Genova, anche la diocesi di Vicenza prende posizione sull’opportunità di schierarsi pro o contro i Gay pride che in questi giorni invadono le città italiane, e non solo. «A tutti coloro che in questi giorni pretendevano una mia presa di posizione, o addirittura una benedizione a favore o contro qualcuno – scrive in un comunicato il vescovo Beniamino Pizziol – rispondo invitandoli all’incontro e al dialogo, perché la verità cresce solo nella carità».

Il vista del Gay pride, che nella città veneta si svolgerà domani, Pizziol ribadisce che ogni persona porta in sé storie, valori e convinzioni che chiedono «di essere ascoltate e meritano rispetto prima ancora di ogni appartenenza religiosa, politica, sociale o culturale». Il vescovo di Vicenza assicura accoglienza ad ogni persona ma chiede rispetto, spiegando che le manifestazioni «devono svolgersi senza pregiudicare il bene di tutti i cittadini».

Poi l’attenzione si volge direttamente ai battezzati: «Ricordiamoci che solo Cristo è l’unico giudice della nostra vita, l’unico che conosce veramente il cuore e la mente di ogni essere umano ». Poi due annunci di grande apertura. Oggi il vescovo celebra la Messa «per tutto il popolo di Dio che mi è affidato e per quanti, spinti da motivazioni diverse, saranno presenti nella nostra città, perché in tutti possano realizzarsi le parole del profeta Ezechiele: 'Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne'». Piena disponibilità anche ad incontrare «i promotori di queste manifestazioni, se lo vorranno, in Vescovado, per ascoltarli e riflettere insieme».

Con il comunicato di Pizziol, anche una nota firmata dai direttori degli Uffici di pastorale sociale, don Matteo Zorzanello, e della famiglia, don Flavio Marchesin, in cui si ribadisce «il rispetto di ogni uomo e di ogni donna e l’accoglienza delle gioie e delle fatiche di ciascuno», ma si chiede ai partecipanti del 'Vicenza pride' di rispettare le «differenti sensibilità culturali e religiose del popolo vicentino, dei suoi luoghi pubblici e dei suoi simboli evitando ogni esagerazione che potrebbe risultare offensiva o irriverente».

In ogni caso l’impegno verso le persone omosessuali credenti «proseguirà con la delicatezza e il rispetto necessari verso la sensibilità di ciascuno per un autentico percorso di accompagnamento e di crescita umana e cristiana». Si chiarisce però che «le contromanifestazioni' vedono la diocesi del tutto estranea.

«Al di là dei contenuti espressi, riteniamo che le modalità scelte non siano conformi ad uno stile evangelico e rischino di alimentare conflittualità e atteggiamenti discriminatori». L’altro ieri era stata la diocesi di Genova a prendere posizione contro le cosiddette iniziative di riparazione per Liguria Pride programmate in tre chiese genovesi. La Curia arcivescovile aveva chiesto ai sacerdoti responsabili di «annullare i momenti di preghiera pubblici». Invito all’accoglienza e alla moderazione erano arrivati il 30 maggio scorso anche dall’arcivescovo di Modena-Nonantola, Erio Castellucci che, in occasione del Gay pride nella città emiliana, aveva espresso l’auspicio di evitare «manifestazioni che potessero fomentare estremismi e incentivare le polemiche».

Diversa la scelta del vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, che ieri sera al santuario diocesano Monte Grisa, ha presieduto una Messa per «riparare le offese – ha spiegato nell’omelia – che sono state fatte a Dio e al popolo cristiano durante la manifestazione denominata 'Pride Fvg'». Crepaldi ha spiegato che «con cartelli allusivi alle preghiere del Padre nostro e della Salve Regina si è colpito al cuore il nucleo più prezioso della nostra fede. Al di là dei linguaggi volgari utilizzati, è bene rimarcare un punto: quello che voleva essere un evento di lotta contro le discriminazioni – ha aggiunto – si è tradotto in un evento discriminatorio contro il popolo cristiano». Una decisione, quella del vescovo Trieste, che va letta come la risposta ritenuta più efficace a una circostanza specifica vissuta dalla comunità locale. E sulla base dello stesso criterio di opportunità, altri presuli hanno privilegiato modalità diverse nell’impegno di fare sintesi tra carità e verità.

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