giovedì 25 luglio 2013
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«Il testo che venerdì andrà in discussione è molto migliore di quello proposto all’inizio dell’iter. Ma occorre essere certi che la libertà di opinione venga espressamente tutelata». Ne è convinto Ernesto Preziosi, cattolico del Pd e membro della Commissione Giustizia della Camera.In che consistono i miglioramenti?Sono stati tolti i riferimenti di orientamento sessuale e identità di genere, che rischiavano di introdurre una definizione non condivisibile. Un risultato frutto del contributo di tanti (vorrei segnalare la collaborazione tra cattolici eletti in più liste) e della disponibilità dei relatori. È un lavoro paziente che spesso non coincide con le dichiarazioni e la voglia di apparire.Dal suo punto di vista lo strumento della legge Mancino è idoneo?Sarebbe stato sufficiente introdurre nel Codice penale un’aggravante specifica riferita ai reati contro la persona. Comprendo le motivazioni di tutela ricavate dalla cronaca che chiedono un intervento specifico, anche se vi sarebbero altre caratteristiche da tutelare. Ma ora la strada è imboccata e dobbiamo fare i conti con la proposta licenziata dalla Commissione Giustizia, che forse avrebbe potuto avere meno fretta.In che modo si può  intervenire per migliorare ancora la legge?Il punto che bisogna chiarificare è quello se non si configuri una sorta di reato d’opinione. Il fatto cioè che su un tema delicato, dove non è possibile avere una visione largamente condivisa, i giusti motivi di tutela non finiscano per limitare la libertà di espressione, così come la libertà di ricerca scientifica o di espressione di convinzioni religiose in materia. Vi è inoltre la preoccupazione che riguarda gli effetti indiretti del provvedimento che potrebbero consentire un utilizzo giurisprudenziale che porta in direzioni diverse da quelle oggetto del testo, in particolare toccando per esempio il diritto di famiglia.Sulla libertà d’opinione si può trovare consenso?Penso di sì. D’altra parte nella relazione introduttiva al primo testo presentato, si dichiarava di non voler sanzionare le idee e le convinzioni, ma i comportamenti, le "condotte" che possano tradursi in una istigazione a commettere atti di violenza, rassicurando sul fatto che non s’intende limitare alcuna convinzione e neppure quelle convinzioni che "esprimano un pregiudizio". Ad evitare ogni inutile controversia, è bene che questa garanzia venga espressa.Come se ne esce?Introducendo un emendamento, già proposto da più gruppi, ma che potrebbe essere fatto proprio dai relatori, in cui si precisi che non costituisce discriminazione l’espressione di opinioni concernenti la gestione dell’affettività e della sessualità.
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