martedì 14 dicembre 2010
No alle dimissioni e apertura ai moderati: «Allargherò la base del governo». Numeri incerti. Pressing finale su 5 incerti. Respinta l’ultima offerta di Fli: «Il premier si dimetta prima del voto della Camera, poi un nuovo patto». L’Udc conferma: voteremo la sfiducia.
- Cortei e proteste, Roma blindata
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I segnapunti sono rassegnati: l’unica giocata possibile a Montecitorio è 1-X-2. Non solo per i frenetici summit diurni e notturni tra finiani e maggioranza, ma anche per il mistero di cui si sono voluti circondare i tre "responsabili" Bruno Cesario, Massimo Calearo e Domenico Scilipoti (ex Api e già ex Pd i primi due, ex Idv il terzo), l’altro dipietrista pentito Antonio Razzi (ora passato in "Noi sud", gruppo schierato con il governo), il liberale Paolo Guzzanti (che nello stesso giorno ha ricevuto le lusinghe politiche del premier e il mandato del partito a sfiduciarlo). Risolto il nodo dei radicali, che voteranno con l’opposizione, sono loro cinque il vero ago della bilancia. Al netto, ovviamente, di altre tre variabili: eventuali defezioni tra le "colombe" Fli, imprevedibili "assenze strategiche" per non perdere il vitalizio, le difficoltà ad essere in Aula delle tre partorienti anti-Berlusconi - la democratica Mogherini, le futuriste Cosenza e Bongiorno -. Mentre il più colpito dalle migrazioni sospette, Antonio Di Pietro, continua la battaglia giudiziaria: ieri ha presentato un nuovo esposto alla procura di Roma con tanto di «mandanti» della presunta compravendita di parlamentari.La più nera delle giornate la passa Domenico Scilipoti. Trova la sua poltrona tra i banchi dell’Idv già occupata, raccoglie qualche carta e si sposta nell’ultima fila, a fianco a Calearo (loro due, insieme a Cesario, hanno fondato il Movimento di responsabilità nazionale). Non gli mancherà però la solidarietà di chi cerca di tenerlo appeso alla sfiducia: Casini gli dà un buffetto sulla guancia, Veltroni scherza con lui alla buvette, D’Alema se lo prende sotto braccio per una passeggiata. I tre "responsabili" probabilmente voteranno alla seconda chiama, assumendo una posizione comune. Ma quale? Calearo rivela: «Sono per l’astensione, se il mio voto sarà determinante darò la fiducia, spero di portare sulla mia posizione i miei colleghi...». Cesario è ancora meno chiaro: «Io sono per il voto a favore, per ora resto sull’astensione, vediamo insieme...». E allora l’opposizione si concentra sull’ex Idv, l’unico che forse prende ancora in considerazione la sfiducia. Anche l’italiano all’estero Antonio Razzi dice che deciderà domani, ma la scelta di passare tra le fila di "Noi sud" sembra più di un indizio. Resta il quinto, Paolo Guzzanti. Il premier, nel discorso al Senato, afferma di voler «tenere conto delle proposte del Pli, a cominciare dalle privatizzazioni». Ma il liberale ed ex forzista tiene tutti in sospeso: «Ho deciso, ma lo dirò in Aula, di certo a uno tra Berlusconi e Fini do buca...». Poi battibecca con la sua direzione di partito, che comunica di avergli dato il mandato di votare la sfiducia. Guzzanti fa capire di non volere ordini di scuderia, anche se i bookmakers lo assegnano all’opposizione. Anche perché sull’altro punto per lui decisivo - la riforma della legge elettorale - il Cavaliere è stato a suo dire «un po’ blando».Tra le partorienti, dovrebbe farcela Federica Mogherini, è ai limiti dell’impossibile la presenza di Giulia Cosenza, improbabile quella di Giulia Bongiorno. Tenendo dentro anche loro, ipotizzando che Fli resti compatto, che i "responsabili" aiutino alla seconda chiama Berlusconi, scommettendo su un Guzzanti "sfiduciante", considerando l’annunciata astensione dei due deputati Svp e la presenza del deputato Pd eletto in Australia Marco Fedi (sottoposto a pesanti cure), l’ultimo pallottoliere recita così: le opposizioni possono contare su 314 voti, la maggioranza su 313.
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