lunedì 4 settembre 2017
Fermato alla stazione il ventenne congolese. E' l'unico maggiorenne del gruppo. Gli altri tre erano stati arrestati il 2 settembre
 Preso anche il quarto componente del branco
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È stato preso a Rimini il quarto giovane della banda dei due stupri, considerato il 'capobranco': si chiama Guerlin Butungu, 20 anni, congolese, rifugiato residente a Vallefoglia nel Pesarese. E' stato preso dagli agenti dello Sco e della Squadra mobile di Rimini e Pesaro.

Secondo gli investigatori, Butungu - arrivato in Italia nel 2015 da richiedente asilo per motivi umanitari e in possesso di un permesso di soggiorno fino al 2018 - stava cercando di scappare all'estero, forse in Francia. In tasca nessun biglietto ma alle
5.20, a Pesaro, è salito su un treno diretto a Nord dove presumibilmente avrebbe avuto il cambio per passare il confine.

Si sentiva braccato dopo che, meno di 24 ore prima, due complici, fratelli di 15 e 17 anni nati in Italia da genitori marocchini, si erano costituiti mentre il terzo, nigeriano 16enne, era stato rintracciato dalla polizia poco dopo. Gli uomini delle Squadre mobili di Rimini e Pesaro e dello Sco erano sulle sue tracce. Ne hanno seguito gli spostamenti monitorando le celle telefoniche cui si agganciava il suo cellulare.

Butungu, armato di coltello, alle 2 di notte era sfuggito alla cattura a Pesaro facendo perdere le tracce al parco Miralfiore. Nella corsa aveva perso i documenti. Poco dopo le 5 è salito sul treno e alla stazione di Rimini è stato intercettato e arrestato. Era solo a bordo del vagone, con sé aveva quattro bagagli, a conferma che voleva allontanarsi dal Paese. Quando ha visto gli agenti, freddo e impassibile, ha provato a rigettare le accuse negando l'identità.

Per il questore di Rimini Maurizio Improta, cui sono arrivati i complimenti del Capo della polizia Franco Gabrielli (a lui il plauso del ministro dell'Interno, Marco Minniti), è stato grande motivo di soddisfazione che all'arresto abbiano partecipato due agenti donne "per rendere anche simbolicamente giustizia alle vittime".

Per stanare il quarto uomo, la Squadra mobile di Rimini, diretta da Massimo Sacco, è stata affiancata dallo Sco di Roma il cui dirigente Alfredo Fabbrocini ha sottolineato che "era un dovere morale rendere giustizia alle persone oltraggiate. Persone non in grado di difendersi, la cui vita resterà segnata per sempre".

Le forze dell'ordine hanno lavorato incessantemente per chiudere il cerchio attorno al branco. Decisiva è stata la diffusione, due giorni fa, delle immagini delle telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso i loro spostamenti dalla spiaggia di Miramare, dove hanno violentato la giovane donna polacca e pestato il compagno (entrambi dimessi dall'ospedale hanno fatto rientro in patria) fino alla Statale Adriatica dove hanno aggredito e violentato la trans.

Il padre 51enne dei due marocchini ha riconosciuto le foto dei figli sul giornale e li ha costretti a costituirsi. Così si sono presentati alla stazione carabinieri di Montecchio (Pesaro) dove risiedono. "Gli ho detto di andare subito dai carabinieri. Può capitare che uno
rubi un telefonino, ma non che uno violenti una donna. Se hanno fatto una cosa del genere devono pagare", ha detto il padre. Grazie alle loro indicazioni gli investigatori hanno rintracciato anche il 16enne nigeriano. Butungu viveva a Pesaro in alloggi di fortuna, dopo essere uscito dal programma di "Casa Freedom" che gli aveva permesso di avere lo status di rifugiato.

All'arrivo in Italia era stato affidato a una cooperativa di Cagli, nel Pesarese. Secondo i conoscenti e gli operatori della cooperativa non si era mai comportato in maniera strana.

I tre minorenni sono stati portati al centro di prima accoglienza della struttura penitenziaria minorile di via del Pratello a Bologna. Nei loro confronti il procuratore per i minorenni Silvia Marzocchi ha emesso un provvedimento di fermo e i tre rimarranno al cpa in attesa della convalida e della decisione di un giudice sull'applicazione di una misura cautelare. Nel decreto di fermo la pm parla di "turpi, brutali e ripetuti atti di violenza".

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