giovedì 7 aprile 2016
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PALERMO «Ma alla Rai lo sanno che Palermo è martoriata, che le sue strade sono lastricate di sangue procurato proprio dallo stragista sanguinario che è Totò Riina?». La voce dell’anziano Vincenzo Agostino trema per la rabbia e per l’emozione, i suoi occhi chiari fissano un punto impreciso all’orizzonte, mentre l’uomo che da 27 anni attende di sapere la verità su chi ha distrutto la sua famiglia cerca di trovare le parole per esprimere il suo sdegno per la presenza di Riina jr a 'Porta a porta'. Vincenzo è uno dei numerosi familiari di vittime di mafia che attende giustizia, è l’uomo che non taglierà la sua barba bianca finché non saprà chi ha ucciso suo figlio Nino, agente del Sisde, la moglie Ida Castelluccio e il bimbo che lei portava in grembo, in quel terribile 5 agosto 1989, a Villagrazia di Carini. Nino Agostino stava indagando sul fallito attentato al giudice Giovanni Falcone all’Addaura, sventato un paio di mesi prima. «Parlo a nome di coloro che non hanno più voce, che non possono parlare più – stringe i denti Agostino –. La Rai ha quest’ospite nello studio di Porta a Porta, ma non deve dimenticare che suo padre, Totò Riina, era il sanguinario di Palermo. Quando lui e gli altri corleonesi scesero a Palermo, i morti si cominciarono a contare a grappoli, come titolavano i giornali di quell’epoca era una mattanza. Come si può ospitare il figlio di una persona simile nella principale rete del servizio pubblico? Mi sento offeso. Noi paghiamo il canone. Il figlio è stato pure condannato per mafia, non ha mai preso le distanze dalla sua famiglia. A Palermo c’è ancora il sangue vivo dei nostri morti. Questo ci lascia molto turbati. In questo Paese non c’è una democrazia». Ben diverso sarebbe stato se Salvo Riina avesse espresso nel suo libro valutazioni negative sul comportamento del genitore, se si fosse in qualche modo dissociato. Ma, per Vincenzo Agostino, avrebbe dovuto fare di più: «Questo individuo doveva fare una cosa soltanto: fare pentire il padre, raccontare quello che sa. Per esempio, dove si trova il tesoro di Totò Riina, a cui non hanno sequestrato mai niente. E i beni nella madre Ninetta Bagarella? Questo doveva fare Riina jr. Non ci posso stare in un’Italia in cui accadono queste cose, che offendono l’umanità e gli italiani. Non ce lo dimentichiamo: questo giovane è stato condannato pure per mafia, la mafia che uccide. Pure lui ha le mani sporche». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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