giovedì 28 aprile 2016
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Orlando: «Per reati contro la P.A. si lavora a tempi lunghi». Fiducia difficile ROMA «Siamo ragionevolmente ottimisti...». Risponde così, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, ai cronisti che in Transatlantico chiedono lumi sul raggiungimento di un’intesa sulla riforma dei tempi di prescrizione, ora all’esame del Senato: «Il confronto nella maggioranza procede nella direzione giusta – dice il Guardasigilli –. Utilizzando l’impianto del testo uscito dalla Camera, si lavora per rivedere complessivamente il meccanismo della prescrizione e per prevedere, per i reati contro la pubblica amministrazione, tempi più lunghi per la prescrizione, in modo da rendere impossibile che i processi finiscano nel nulla». Resta cauta invece Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme: «Mettere la fiducia? Il governo valuterà, se i tempi dell’esame si allungheranno, ma è complicato. Temo che alla fine il testo dovrà tornare alla Camera». Oggi la commissione Giustizia di Palazzo Madama dovrà votare l’abbinamento dei provvedimenti sulla prescrizione alla riforma del processo penale. Un passaggio formale per reintrodurre il tema (stralciato dal testo originario del governo) e sciogliere le tensioni nelle maggioranza, legate al dissenso di Area popolare rispetto alle proposte del Pd su prescrizione e intercettazioni. Sul piano procedurale, il presidente del Senato Pietro Grasso avrebbe rammentato ai senatori la prassi secondo cui un testo già approvato da una Camera non possa essere escluso dall’altra. In commissione, i relatori del testo base sono i democratici Felice Casson e Giuseppe Cucca. E finora sono 8 i provvedimenti che potrebbero venire abbinati alla riforma: «Ne erano stati presentati una trentina, abbiamo operato una selezione», spiega Casson. «C’interessa lavorare speditamente per dare una risposta al Paese. Il testo base potrà essere emendato », osserva il capogruppo di Ap Renato Schifani, dopo un vis-à-viscon l’omologo del Pd Luigi Zanda. Ma fra i democratici, permane la convinzione di tenere il punto rispetto alla proposta passata alla Camera: «Tre anni d’allungamento delle prescrizioni per tutti i tipi di reati, per il meccanismo delle sospensioni – sintetizza il responsabile Giustizia del Pd David Ermini –. E aumenti molto alti per episodi corruttivi e reati satelliti, che portano la prescrizione per la corruzione a 21 anni e 9 mesi. Così la corru- zione diventa di fatto imprescrittibile e noi del Pd chiediamo che ciò rimanga». Sull’altro tema caldo, la delega al governo in materia di intercettazioni, la commissione ha deciso di ascoltare quattro procuratori della repubblica, fra cui quelli di Roma, Giuseppe Pignatone, e di Torino, Armando Spataro, che dice chiaramente: «Per me la delega è troppo generica, servono specificazioni». C’è chi ipotizza come punto di partenza della discussione lo schema delle direttive di alcune procure sui limiti alla pubblicazione delle conversazioni intercettate. In ogni caso, l’approvazione della riforma del processo penale non sarà rapida. Fuori dal Parlamento, la giunta dell’Associazione nazionale magistrati smorza le polemiche, col presidente Piercamillo Davigo: «Siamo da sempre disponibili al dialogo, che è cosa diversa da quando veniamo insultati. Si tratta di trovare le strade idonee per dare efficienza al sistema giudiziario. Mi sembra che il ministro Orlando abbia fatto dichiarazioni incoraggianti». Mentre il presidente della Corte costituzionale Paolo Grossi, interpellato dai giornalisti, evita commenti: «Non penso nulla, non debbo pensare nulla». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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