giovedì 5 maggio 2016
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ROMA Passo avanti al Senato, ma accompagnato da polemiche, per l’iter delle proposte di modifica in materia di prescrizione e di intercettazioni. Si compone adesso di 41 articoli il nuovo testo-base, che riunifica il ddl sulla riforma del processo penale e le proposte in materia di prescrizione, presentato dai relatori Felice Casson e Giuseppe Cucca (entrambi del Pd) e adottato ieri dalla commissione Giustizia del Senato. Nel giorno in cui il premier Matteo Renzi rivendica lo sprint del governo («Toccando gli articoli 318 e 319 del codice abbiamo alzato le pene sulla corruzione e allungato i termi- ni di prescrizione»), vengono dunque accorpati i disegni di legge 2067 e 1844: il primo, oltre alla riforma dei codici penale e di procedura penale e dell’ordinamento penitenziario, ha la delega al governo in materia d’intercettazioni; il secondo la prescrizione così come licenziata dalla Camera. Il termine per presentare gli emendamenti scadrà alle sei di sera del 25 maggio. A favore dell’unificazione Pd, Ap-Ncd, Psi, mentre si sono astenuti M5S e Gruppo misto e non hanno partecipato al voto per protesta Forza Italia, Lega, Cor e Idea. Non ha votato pure Ciro Falanga, di Ala, finito al centro delle polemiche di giornata, innescate dal 'giallo' sulla sua presenza (in forza del 'patto di consultazione' stretto fra Denis Verdini e il premier segretario del Pd) a una riunione di confronto, convocata dal gruppo parlamentare del Pd. L’incontro avrebbe dovuto svolgersi a Palazzo Madama, ma è stato anticipato alle 8 di mattina e spostato in via Arenula, alla presenza del Guardasigilli Andrea Orlando. Il capogruppo del Pd Luigi Zanda nega la partecipazione: «È stato solo informato». E lo stesso Falanga dice: «Stavo fuori dalla porta. Quando sono usciti, mi hanno avvisato dell’esito della riunione. E non ho visto il ministro». Però Casson lo 'riprende': «Ma se eri seduto vicino a me...». Dall’opposizione, il Movimento 5 Stelle tuona: «Il governo discute di giustizia con gli uomini di un plurindagato e condannato per corruzione!». Sui contenuti, prosegue il braccio di ferro fra Pd e Ap, che annuncia battaglia in Aula. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano spiega: «Non condividiamo il testo della Camera sulla prescrizione, presenta molti eccessi». La proposta Ferranti, passata alla Camera (che allunga la prescrizione per reati corruttivi fino a 21 anni e 9 mesi) non piace ad Alfano: «Colliderebbe con la ragionevole durata del processo. Si torni al testo del Consiglio dei ministri». Fuori dal Parlamento, il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo torna ad avanzare proposte: «La prescrizione è ineliminabile – dichiara a Famiglia cristiana –, ma dovrebbe non decorrere più dopo che il processo è iniziato». © RIPRODUZIONE RISERVATA Senato
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