martedì 10 maggio 2016
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ROMA Se sulla giustizia il clima è già caldo, con il ritorno delle tensioni tra politica e magistrati, si apre ora anche un nuovo fronte: quello degli avvocati penalisti, di nuovo sul piede di guerra. L’Unione delle camere penali (Ucpi) ha infatti proclamato tre giorni di sciopero dal 24 al 26 maggio e nel mirino c’è innanzitutto la riforma del processo penale nel suo insieme e, in particolare, quella della prescrizione (che già divide la maggioranza di governo) ora all’esame della commissione Giustizia del Senato. Non è un caso che Ap (Ncd-Udc) si schieri subito dalla parte degli avvocati, mentre il ministro dei terzi, di chi cioè viene intercettato occasionalmente o indirettamente. E a preoccupare c’è anche «l’interpretazione delle norme, processuali e sostanziali, in materia di misure cautelari reali ed in materia di utilizzo degli strumenti di captazione intrusivi», dietro cui si cela una «nuova pericolosa spinta autoritaria, ispirata e alimentata da vari settori della magistratura ». La politica «deve preservare la propria indipendenza dalla magistratura e sottrarsi, con eguale autorevolezza e autonomia, alla azione condizionante del populismo », – conclude l’Ucpi nel suo documento, assicurando che il loro sciopero è «a sostegno dell’autonomia del Legislatore». Orlando riconduca lo sciopero alla fisiologia dei rapporti: «Mi pare che faccia parte di una dialettica normale, riflette i diversi ruoli che i soggetti della giurisdizione svolgono», ha dichiarato il Guardasigilli. Meno concilianti i toni dell’Ucpi, secondo cui esiste «il rischio di una riforma asistematica, condizionata da una perdurante campagna di disinformazione su quelli che sono i reali problemi del processo, e quelli che potrebbero essere i suoi rimedi». Così si legge nella delibera con cui ieri le Camere penali hanno proclamato lo sciopero. In particolare, l’intervento sulla prescrizione dei reati «non accorcia, ma allunga i tempi del processo, violando la presunzione di innocenza», protestano gli avvocati, che ricordano come siano «le carenze organizzative » a portare «oltre il 70% dei processi a prescriversi nel corso delle indagini preliminari» . Ma non è solo la proposta di modificare i tempi della prescrizione a far salire i penalisti sulle barricate: c’è anche il tema delle intercettazioni, un altro dei terreni che vede posizioni diverse nella maggioranza che sostiene il governo Renzi. Per le Camere penali, le attuali norme sono «del tutto insufficienti » a garantire la riservatezza delle conversazioni La mobilitazione
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