sabato 11 luglio 2015
A inizio 2014 il leader Pd gli dava dell’incapace. M5S: riferisca in aula. L'Ex presidente: si commenta da solo.
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Se immaginare una tregua tra Renzi ed Enrico Letta era già ardito, dopo quanto accaduto ieri va considerata fantapolitica. Un quotidiano, Il fatto, ha pubblicato delle intercettazioni di gennaio 2014 tra l’ex sindaco di Firenze - allora 'solo' segretario del Pd - e il generale della Finanza Michele Adinolfi. Niente di penalmente rilevante, e anche dal punto di vista politico non emergono particolari novità: le cronache di quei giorni già davano conto dell’'ambizione' di Renzi a prendere tra le mani il timone del governo - sarebbe accaduto da lì a un mese -, a trattare con Letta un passaggio di consegne indolore e a chiudere un patto sulle riforme con Berlusconi. A fare la differenza è un giudizio, «incapace», che l’attuale premier rifila al suo predecessore («Non è cattivo, è che non è capace...»). Una valutazione che costringe Letta a reagire con parole di pietra: «Le frasi di Renzi su di me si commentano da sole». Il gelo tra i due ora è totale. Chi ha sentito l’ex inquilino di Palazzo Chigi lo descrive «amareggiato ma per nulla sorpreso e soprattutto sereno, perché lui con Matteo ha sempre giocato a carte scoperte, chiedendo più volte se fosse sua intenzione diventare premier e ricevendo ogni volta ostentate rassicurazioni», sino al famoso #Enricostaisereno che spopolò su Twitter. Ma anche il cerchio ristretto di Renzi rivela umori negativi. A Palazzo Chigi ci si chiede il significato di intercettazioni irrilevanti ai fini giudiziari. Renzi frena chi pensa a «messaggi delle procure» e a «conseguenze delle aspre battaglie con i magistrati», piuttosto si affida ad una risposta indiretta pubblicata su Facebook e inerente i dati positivi sulla produzione industriale: «Rimane l’amarezza: se le nostre riforme le avessero fatte quelli prima di noi, la nostra economia oggi sarebbe più forte. Ma niente rimpianti, cambieremo le cose con il sorriso e a testa alta». Un attacco a Letta, senza tanti dubbi. In privato l’ex sindaco di Firenze ha anche fatto notare che nei suoi dialoghi con Adinolfi lui fa sempre riferimento ad un eventuale rimpasto nel governo-Letta, e non all’intenzione di salire a Palazzo Chigi. La vicenda ha conseguenze politiche. M5S chiede che il premier venga a riferire in Aula. Non tanto sul suo dialogo con Adinolfi, quanto su un altro verbale riguardante un pranzo in cui i commensali sono, tra gli altri, Adinolfi e un fedelissimo di Renzi, Dario Nardella. Qui si accenna ad una presunta ricattabilità di Giorgio Napolitano per via della posizione del figlio dell’ex capo dello Stato, Giulio, fatti di cui sarebbero stati al corrente, dicono i commensa-li, anche Enrico Letta e Gianni De Gennaro, ora presidente di Finmeccanica. A proposito di Napolitano, emerge che già allora tutti sapevano che il presidente della Repubblica avrebbe lasciato nel 2015. E di questo Renzi si dispiace: nella partita che stava giocando, l’ex sindaco vedeva Letta al Colle nel 2017, quando avrebbe compiuto 50 anni. 
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