venerdì 26 marzo 2021
Almeno una volta a settimana, una quindicina di volontari organizza serate con i loro disabili e anziani
Preghiere, giochi, compleanni e karaoke in videochat
COMMENTA E CONDIVIDI

Di necessità, virtù. E in questo caso assai efficace. Dopo il fermo per il lockdown del 2020, è andata che a settembre l’Unitalsi di Salerno decide d’inventarsi qualcosa per stare vicina alle sue persone, che sono disabili o anziani, che hanno da 25 a 80 anni. Non è facile, pochi sanno smanettare bene su cellulari e computer, però l’Unitalsi si muove comunque. Una quindicina di volontari chiede una mano “digitale” alle famiglie, va anche nelle loro case per spiegare come usare le nuove tecnologie, che all’inizio fanno un po’ fatica, ma risolvono con l’entusiasmo. Occorre un mesetto, alla fine si può partire.

Lo scorso ottobre, i volontari (racconta Linda Liguori, una di loro) cominciano solo videochiamandoli, poi prendono a organizzare in certe occasioni una preghiera insieme. Poi per i compleanni spengono le candeline sempre in videocollegamento (proprio soffiando tutti insieme), dopo che don Antonio Manganella, l’assistente spirituale dell’Unitasi Salerno, è andato col suo motorino a casa del festeggiato a portargli la torta, personalizzata con nome ed età. Poi mettono in piedi una tombolata (a premi) e serate di giochi. Poi il 5 gennaio si… lanciano con “La notte della Befana”, che passano tutti insieme, una trentina, fino a mezzanotte e, non bastasse, vanno dopo anche a portare a casa la calza a quelle loro persone.

Funziona. E funziona pure bene. Sono contenti, anzi aspettano proprio queste serate, tanto che una settantaduenne ha imparato da sola a usare lo smartphone e adesso è più veloce d’un liceale: “Fosse per me - dice - ci vedremmo on line ogni giorno!”.

Così la fantasia va al potere: preghiera, compleanni, giochi e via via anche indovinelli e soprattutto il karaoke. Fra i volontari, una maestra di canto si occupa dei testi e un’altra, che canta in un coro, se la vede con le basi musicali. Facile, almeno da raccontare: si videocollegano, il testo scorre sotto e, a turno, ciascuno apre il suo microfono e canta un pezzo di canzone. Uno spasso.

Stessa storia con gli indovinelli (uno a testa e a chi tocca deve rispondere, la disabilità è dettaglio, niente scuse) e da un po’ di tempo anche con la lettura delle favole. Ogni volta un’ora e mezza, una o due volte a settimana. “Non mi aspettavo tutta questa capacità di organizzare e mi emoziona ogni volta - racconta una mamma - siamo felicissimi”.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: