mercoledì 23 ottobre 2019
Esce il 25 ottobre il volume di Romano Cappelletto ed Elisa Storace sulla Casa della misericordia di don Pietro Sigurani a Sant'Eustachio, edito dalle Paoline
Un pranzo con i poveri nella basilica di Sant'Eustachio

Un pranzo con i poveri nella basilica di Sant'Eustachio

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Dignità. A voler trovare una parola chiave nel libro Poveri noi! è proprio il recupero della dignità di chi affronta un momento di difficoltà perché senza lavoro, senza famiglia o straniero in un Paese straniero. Ad aprire loro le braccia e le porte di Sant’Eustachio a Roma il rettore don Pietro Sigurani che nei locali sottostanti la basilica ha creato la Casa della misericordia. Qui chi ha bisogno trova cibo, docce, vestiti, corsi di italiano e di mestieri oltre che una parola di conforto. Di questo «piccolo miracolo nel cuore di Roma», come lo definiscono gli autori Romano Cappelletto ed Elisa Storace, è raccontata la storia nel volume Poveri Noi! - Don Pietro Sigurani: la rivoluzione della carità, edito dalla Paoline, in uscita il 25 ottobre. Un libro che ripercorre, attraverso gli occhi di testimoni eccellenti, l’esperienza di accoglienza della rettoria di Sant’Eustachio. Tra le pagine così, oltre alle storie di tanti poveri, trovano spazio le esperienze dell’elemosiniere del Papa cardinale Konrad Krajewski, dell’arcivescovo di Bologna cardinale Matteo Zuppi, dell’arcivescovo di Campobasso-Boiano monsignor Giancarlo Bregantini, di Fausto Bertinotti, di Pietro Grasso, di Andrea Monda e di Livia Turco, solo per citarne alcuni.

«I poveri vanno difesi come la pupilla degli occhi, perché sono la pupilla dell’umanità. Infatti solo chi vede un povero e lo riconosce come l’altro, si accorge di avere un cuore che batte». Don Pietro Sigurani, classe 1936 e dal 2013 rettore della basilica a due passi dal Senato, esordisce così ieri a Roma alla presentazione in anteprima del libro che porta la prefazione dell’attore Alessandro Bergonzoni. L’idea del libro è venuta proprio all’inizio del 2019, il 23 gennaio giorno del compleanno di Don Pietro, quando il sacerdote finì agli onori delle cronache perché sull’altare quella mattina trovò un biglietto che diceva così: «Caro reverendo, la chiesa è la casa del Signore, non dei poveri! Risponderai davanti a Dio dei sacrilegi/profanazioni compiuti in questa chiesa».

Un gesto che ha spinto gli autori a raccontare la quotidianità di don Pietro tra gli “scartati”. «Tutto quello che riesce a fare – spiega Romano Cappelletto, uno degli autori ­– lo fa grazie all’aiuto di donatori privati, senza contributi pubblici e grazie all’aiuto della Provvidenza», che in questi anni ha permesso di superare difficoltà, abbattere muri (non solo metaforici, per realizzare la Casa della Misericordia) e superare i pregiudizi. «I poveri un giorno ci chiederanno conto – aggiunge l’altro autore, Elisa Storace, spiegando il perché ha voluto fortemente questo volume­ – ci chiederanno conto di ciò che abbiamo fatto o meno per loro. So che un libro è una goccia, ma da qualche parte si doveva cominciare».

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