venerdì 15 maggio 2020
Pilastri dell’intervento il potenziamento delle terapie intensive (che aumentano del 115%, a oltre 11mila), assunzioni di medici e infermieri, borse di studio
Posti letto e medicina "di quartiere" 3 miliardi per la sfida della sanità

Reuters

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Medici e infermieri la considerano una svolta. E considerando quello attraverso cui sono passati – sulla prima linea dell’emergenza degli ultimi mesi – la soddisfazione non era per nulla scontata. Se è vero, d’altronde, che quello contenuto nel Decreto Rilancio è forse l’investimento più cospicuo fatto sulla sanità negli ultimi anni (3 miliardi e 250 milioni, che uniti alle risorse già stanziate a marzo e quelle nella legge di Bilancio diventano oltre 6), altrettanto vero è che proprio la penuria di investimenti degli ultimi anni ha pesato sulla gestione complicatissima della crisi. In ogni caso, meglio tardi che mai. Anzi, tra le molte incertezze disegnate dal decreto in altri ambiti, proprio in ambito sanitario vanno ora a definirsi alcuni pilastri, necessari al Paese per affrontare i mesi di convivenza con coronavirus che ci aspettano.

Negli ospedali. Si parte, è naturale, dagli ospedali. Che tanto hanno sofferto la carenza di personale, di posti letto e di reparti “specifici” in queste settimane. Verrà incrementata e resa stabile la realizzazione dei cosiddetti “Covid-Hospital”, un pezzo fondamentale nella strategia contro il virus, dal momento che gli ospedali misti facilmente moltiplicano il contagio. «Saranno strutture ad alto valore aggiunto in termini di innovazione, tecnologia e competenze, dedicati esclusivamente ai pazienti Covid- 19. Che saranno curati da personale adeguatamente formato, all’interno di spazi strutturalmente distinti» specifica il ministero. Corsie privilegiate verranno create anche nei Pronto soccorso, mentre parte dei fondi saranno destinati anche alle nuove attrezzature necessarie sulle ambulanze. E poi il punto fondamentale: vengono consolidati stabilmente 3.500 posti in più in terapia intensiva. Si passa, cioè, da un numero di 5.179 (pre-emergenza) a 8.679, con un incremento del 70%. A cui si aggiunge la “predisposizione” alla terapia intensiva di altri 2.112 posti letto e 300 posti letto di terapia intensiva suddivisi in 4 strutture movimentabili, pronte per essere allestite in breve tempo nelle zone-focolaio. Il che porta la disponibilità di terapie intensive al numero impensabile appena due mesi fa di 11.091 posti letto, un secco + 115%.

Il territorio. Si tenta, nel decreto, di rispondere a un’altra grande sfida evidenziata dall’epidemia: quella della rete di medicina territoriale, con personale dedicato e azioni terapeutiche domiciliari (sul capitolo si investe quasi un miliardo e mezzo). L’assistenza ai pazienti al di sopra dei 65 anni di età passerà dagli attuali 610.741 soggetti, pari al 4% della popolazione over 65, a 923.500 unità, pari al 6,7%. Un tasso – il ministro Speranza l’ha sottolineato anche durante la conferenza stampa di mercoledì sera – che sulla carta porta l’Italia al di sopra della media Ocse, attualmente del 6%. Raddoppiati anche i servizi per la popolazione al di sotto dei 65 anni (si andrà dagli attuali 69.882 assistiti a domicilio a 139.728). E verrà ovviamente potenziata l’attività di sorveglianza attiva in tutte le Regioni e le Province autonome a cura dei Dipartimenti di prevenzione, con un occhio particolare alle Rsa e uno alle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), le task force in campo per intercettare e monitorare i casi di Covid a domicilio.

Medici e infermieri. Ancora, il personale. Nel decreto è Previsto l’incremento delle risorse per straordinari del personale ospedaliero, indennità contrattuali, produttività e risultato (risorse stanziate: 190 milioni di euro). Altri 241 sono invece destinati a ulteriori nuove assunzioni in ambito ospedaliero e nel Servizio sanitario nazionale. E sempre sul fronte territoriale è previsto il rafforzamento dei servizi infermieristici per potenziare l’assistenza domiciliare: con questo obiettivo viene introdotta la figura dell’infermiere di quartiere (9.600 quelli previsti, 8 ogni 50mila abitanti, anche a supporto delle Usca). Mentre nel capitolo formazione è previsto un incremento di 4.200 borse di specializzazione in area medica: in particolare, saranno aumentate in anestesia e rianimazione, medicina d’urgenza, pneumologia, malattie infettive e loro specialità equipollenti.

Le reazioni. «Ringraziamo il ministro della Salute e tutto il Governo, per aver compiuto la scelta di investire sulla salute dei cittadini – è il commento della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) –. Tre miliardi e 250 milioni sono una cifra rilevante, che non si era mai vista stanziata, tutta insieme, per il rilancio del Ssn. Con queste risorse possiamo pensare ora a rendere veramente più efficiente e più efficace l’intero sistema di cure». Anche se sul fronte delle borse di studio, i medici chiedono un impegno non solo sulle specializzazioni ma anche sulla medicina generale, così penalizzata negli ultimi anni. Soddisfatta anche la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi): «Il riconoscimento della figura dell’infermiere di famiglia è decisivo non solo come supporto alla prima linea del Covid-19 che si sposta ormai sul territorio, ma anche per l’assistenza sempre necessaria a cronici e fragili non Covid» si legge in una nota. Critici invece gli infermieri di Nursing Up, che chiedono riconoscimenti strutturali di aumenti in busta paga.

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