lunedì 20 settembre 2010
Nei discorsi ufficiali per le celebrazioni del 140° anniversario della presa di Roma da parte dello Stato italiano, sintonia di intenti tra il cardinale Tarcisio Bertone e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E il sindaco Alemanno ha bollato come «dissennate» le iniziative per depotenziare il ruolo di Roma Capitale.
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Una suggestiva cerimonia si è svolta questa mattina a Porta Pia, alla presenza del segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Una presenza che in se stessa rappresenta «un evento di riconciliazione tra Stato e Chiesa e di ritrovata concordia tra comunità civile ed ecclesiale», come ha ricordato lo stesso Bertone arrivando a Porta Pia, aggiungendo: «Segna anche la ritrovata libertà della Chiesa universale. Insieme lavoriamo per il bene comune, del popolo italiano, a vastissimo raggio». «La nostra presenza a questo avvenimento rappresenta un riconoscimento dell'indiscussa verità di Roma capitale d'Italia anche come sede del successore di Pietro». Il segretario di Stato vaticano, per la prima volta presente alle celebrazioni per i 140 anni di Roma Capitale, così ha parlato poco prima dell'inizio della commemorazione. Nel suo breve intervento pronunciato davanti alla Breccia di Porta Pia il porporato ha detto: «Gran Dio benedica l'Italia: benedici oggi e sempre questa nazione, assisti e illumina i suo governanti affinché operino instancabilmente per il bene comune», ha sottolineato ricordando una preghiera di Pio IX, invocando la protezione su «questa città, questa nazione e il mondo intero». Bertone ha poi chiesto che il Papa «possa continuare a svolgere in piena libertà la sua missione universale».Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal canto suo, ha deposto una corona al monumento dei caduti alla Breccia di Porta Pia alla presenza del segretario di Stato vaticano, del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, del presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e delle più alte cariche delle forze dell'ordine. La fanfara dei bersaglieri ha intonato il Silenzio. Il corteo presidenziale si è poi spostato al museo storico dei bersaglieri di Porta Pia. NAPOLITANO: ROMA SEMPRE PIU' CAPITALE In Campidoglio, Giorgio Napolitano ha scritto sul registro d'onore una nota di ringraziamento per il conferimento della cittadinanza onoraria e saluta Roma «più che mai capitale». «È con particolare personale commozione per l'alto riconoscimento conferitomi - scrive il presidente della Repubblica - che rendo omaggio a Roma, più che mai capitale di uno Stato democratico che si trasforma restando saldamente Stato nazionale unitario».ALEMANNO: NO A DEPOTENZIAMENTO ROMA CAPITALE«Suonano non solo dissennate ma addirittura autolesioniste, le invettive politiche che puntano a depotenziare il ruolo di Roma capitale». Lo dice il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel suo intervento nel corso della seduta straordinaria dell'assemblea capitolina. «Roma capitale d'Italia – sottolinea il sindaco – è prevista nella Costituzione, è il compimento dell'opera unitaria del Risorgimento, appartiene alla coscienza della maggioranza degli italiani come simbolo dell'unità nazionale. È impensabile – aggiunge il sindaco – distribuire le sedi centrali dei ministeri su tutto il territorio nazionale, non solo per i gravi danni organizzativi ed economici che questa disgregazione comporterebbe, ma perché verrebbe così colpito il simbolo più importante dell'unità nazionale».Il primo cittadino evidenzia anche il "naturale bilanciamento che una capitale più forte e riconosciuta esercita sul decentramento federale", di qui il naturale inserimento della riforma su Roma capitale nel più ampio disegno del federalismo fiscale. Alemanno ricorda anche l'approvazione avvenuta all'unanimità da parte del consiglio dei ministri e ringrazia il Partito Democratico per il sostegno dato nelle istituzioni locali e in Parlamento.
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