lunedì 8 novembre 2010
Il ministro per i Beni culturali ha assicurato che mercoledì alla Camera chiarirà quanto successo. «Sulla base della richiesta del Pd di riferire al Parlamento, mercoledì mi presenterò alla Camera dei deputati per spiegare ciò che è accaduto a Pompei e quello che è necessario fare nel futuro, con serietà e senza scaricare la responsabilità su nessuno».
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Il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi ha assicurato che mercoledì alla Camera chiarirà quantosuccesso a Pompei. «Sulla base della richiesta del Pd di riferire al Parlamento, mercoledì mi presenterò alla Camera dei deputati per spiegare ciò che è accaduto a Pompei e quello che è necessario fare nel futuro, con serietà e senza scaricare la responsabilità su nessuno», ha spiegato in una nota.In considerazione dei fatti e delle circostanze del crollo, ma anche dello stato di carente cura dell'intera area archeologica, il Pd, a quanto si apprende, è orientato a presentare subito dopo una mozione di sfiducia verso il ministro.Forse sarà possibile recuperare gli affreschi della palestra dei gladiatori di Pompei e perfino ricostruire l' edificio della Schola Armaturarum, già restaurata alla fine degli anni Quaranta, ma il problema della manutenzione dei circa 1.500 edifici del sito archeologico resta aperto. Il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi non lo nega. «Sono possibili altri crolli di edifici - dice al termine del sopralluogo compiuto con i tecnici del Ministero e della Sovrintendenza - soprattutto nella parte del sito che si affaccia sulle case scoperte e non ancora restaurate».Ma al «vergogna» del presidente della Repubblica Bondi risponde rivendicando «il grande lavoro fatto». «Se avessi la certezza di avere delle responsabilità nell' accaduto, mi dimetterei», aggiunge. Bondi ha annunciato un piano straordinario per la manutenzione degli edifici pompeiani, l' intenzione di costituire un gruppo di lavoro scientifico per affiancare la Sovrintendenza, retta ad interim fino al 31 dicembre prossimo da Jeannette Papadopoulos, e ha negato che i problemi di gestione del sito archeologico più famoso del mondo si riducano alla scarsità di risorse disponibili. «Dai visitatori Pompei ricava 20-25 milioni all'anno, ma la metà dei fondi disponibili non sono stati spesi».Il ministro rilancia l'idea di aprire ai privati la gestione dei Beni culturali, cita l' intervento della Fondazione Packard per gli scavi di Ercolano, e pensa ad affiancare ai Sovrintendenti «'nuove figure professionali» e «nuove forme di gestione». Cita ad esempio il Museo Egizio di Torino, e la presenza degli enti locali, banche e Fondazioni nella gestione.Per l' opposizione, per Casini e per i finiani, il crollo della Schola Armaturarum fotografa il fallimento della politica culturale del governo. «Pompei è la metafora del Paese di Berlusconi», attacca il segretario del Pd, che accusa l' ex commissario Marcello Fiori di aver destinato solo il 20% dei fondi disponibili alla manutenzione delle Domus pompeiane. Cifre false, replicherà piu' tardi il ministro, che ribalta le percentuali e parla di «menzogne o disinformazione». Ma dall' ex ministro per i Beni culturali Giovanna Melandri, a Gianfranco Fini, che alla Convenzione di Fli esprime il proprio «dolore» per la Domus dei gladiatori, a Vincenzo Vita, del Pd, è un unico tiro al bersaglio contro il titolare dei Beni culturali, accompagnato dalla richiesta di dimissione. Il Codacons annuncia un esposto a Procura e Corte dei Conti, il Touring Club si dice disponibile a tenere aperta l' area archeologica.E nel governo stesso il ministro per la funzione pubblica Renato Brunetta parla di un «necessario mea culpa». In difesa di Bondi il portavoce del Pdl Daniele Capezzone parla di «sciacallaggio e disonestà intellettuale»
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