martedì 14 aprile 2015
Raffaele Santoro, l'agente che sabato mattina ha salvato la neonata abbandonata tra i rifiuti in provincia di Caserta, la vuole adottare: «Quando l’ho vista è stato bellissimo, è come se l’avesse partorita mia moglie». La piccola sarà chiamata Emanuela.
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​Sognano di portare a casa Emanuela, la neonata trovata sabato scorso sul ciglio di una strada a Villa Literno, come se fosse una loro figlia: Raffaele Santoro non nasconde il desiderio che condivide con la moglie Francesca e con Aldo, otto anni, ed è già pronto ad avviare la pratica per l’adozione. «Quando l’ho vista è stato bellissimo, è come se l’avesse partorita mia moglie. Per noi è un dono di Dio» dice. Raffaele Santoro è il poliziotto del posto fisso di Casapesenna, in provincia di Caserta, che la mattina di sabato è giunto davanti al bar Classico, sulla provinciale che collega Villa Literno e Castel Volturno, e che ha soccorso la piccola praticandole il massaggio cardiaco, salvandole la vita. «Ho pensato subito che era mio figlio morto che mi stava aiutando – racconta –. Quando con la volante siamo arrivati sul posto la bambina era cianotica. Aveva in gola ancora il liquido amniotico. Ho iniziato subito a farle il massaggio cardiaco finché non ha ripreso a respirare. Lo facevo sempre a Nicola, quando era in preda a crisi respiratorie». Nicola è il suo primo figlio, morto tre anni fa, a dieci anni, per una rara malattia. «A casa c’è un vuoto incolmabile – confida Santoro – l’altro mio figlio appena ha sentito la storia di Emanuela mi ha detto: "papà devi portarla a casa"». Quindi annuncia: «Voglio adottare Emanuela e farò di tutto per poterla avere in casa con me, per poterla crescere insieme alla mia famiglia». Anche il nome della piccola appare al papà poliziotto un segno: Nicola voleva una sorellina con quel nome e l’infermiere che alla Clinica Pineta Grande ha per primo accolto la neonata si chiama Emanuele. Non è possibile sapere se il desiderio di Raffaele Santoro e della sua famiglia di adottare la bimba si realizzerà, forse non si saprà mai perché un velo di riserbo sta già calando sulla storia a lieto fine della neonata e del poliziotto. La piccola ora sta bene, anche se sottopeso perché prematura. Pesa due chili e mezzo ed è in incubatrice. Era nata da poco, tra le 4 e le 5 del mattino, quando gli spazzini l’hanno sentita piangere da un sacchetto della spesa. Emanuela era avvolta in un maglione, la testina appoggiata su di un cuscino senza federa. La pelle e i capelli chiarissimi fanno pensare che chi l’ha partorita sia dell’Est Europa. Le telecamere del locale hanno ripreso minuto per minuto l’abbandono della piccola da parte di una donna, col volto seminascosto da un cappuccio, che poi si è allontanata svelta. Per gli inquirenti non è la madre, semmai una persona che l’ha aiutata a partorire.
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