venerdì 6 giugno 2014
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​Farmaci, ormoni, droghe d'abuso, disinfettanti e cosmetici, fino a caffeina e nicotina. Sono i "contaminanti emergenti", sostanze estranee che sempre più si trovano nelle nostre acque. Solo nel Po finiscono ogni anno quasi 2,5 tonnellate di farmaci. A riportarlo sono gli esperti dell'Istituto Mario Negri, in una ricerca co-finanziata dalla Fondazione Cariplo: gli esperti però specificano che al momento non ci sono pericoli per la sicurezza dell'acqua potabile.  Questi dati estendono il quadro della situazione delle acque italiane: da diverso tempo, infatti, il Negri monitora i consumi di droga nelle principali città del Paese attraverso l'analisi delle acque reflue. Nell'indagine più recente (2013) la Lombardia presentava un aumento di consumi, e quindi più residui di droga nelle acque, "in controtendenza rispetto all'andamento nazionale degli ultimi tre anni". Ora, secondo la nuova indagine, ad inquinare non è più solo la droga ma anche numerose altre sostanze contaminanti. I ricercatori, in collaborazione con la società Metropolitana Milanese che gestisce il Servizio idrico, hanno studiato i contaminanti emergenti sia nelle acque sotterranee (fra cui quelle potabili), sia in quelle superficiali, come i fiumi, nella Provincia. Il Lambro, in particolare, dopo aver attraversato il territorio milanese e fino allo sbocco nel Po "presenta un altissimo carico inquinante a cui si aggiungono questi contaminanti". Le concentrazioni al momento non sono a una soglia pericolosa, "ma non bisogna abbassare la guardia perché non esistono ancora norme che le controllino". "Per i farmaci, ad esempio - spiegano gli scienziati - è stato calcolato un carico di circa 1 kg al giorno considerando la somma di tutti i farmaci, già presente nelle acque dei fiumi in entrata a Milano, a cui si aggiungono circa 2,7 kg residuanti nelle acque depurate dei tre depuratori cittadini e altri 2,8 kg che sono presumibilmente riversati nelle acque del reticolo fluviale al di fuori della città di Milano o direttamente nel Lambro, soprattutto nella zona sud della Provincia".    "Si cominciano a vedere connessioni - commenta Ettore Zuccato, Capo del Laboratorio di Tossicologia della Nutrizione del Negri - probabilmente dovute anche ai diversi interventi dell'uomo nel sottosuolo, che favoriscono il passaggio dei contaminanti emergenti, la cui dimensione è in rilevante crescita. Mettere a punto strategie di protezione permetterà di prevenire i problemi, anziché doverli affrontare in eventuali situazioni di contaminazione diffusa".
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