martedì 19 maggio 2015
Nella frazione di Senoli, 300 abitanti, ci si rifornisce dalle fontane: l’acquedotto non c’è e nemmeno lo Stato. Il vescovo Oliva: basta umiliazioni
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​«Abbiamo un deserto in casa, che non è un deserto, altrimenti ci saremmo attrezzati per costruire dei pozzi». Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, è andato a trovare i 300 abitanti di Senoli, una frazione di Platì, che hanno chiesto il suo intervento a causa della mancanza di acqua nelle case, perché non c’è un acquedotto che rifornisca la frazione. Anche la vecchia condotta che portava l’acqua  dalla fiumara è fuori uso. Le piogge si sono portate via i tubi col passare degli anni.Di Platì in questi giorni si stanno interessando un po’ tutti per il fatto che non è stata presentata alcuna lista per le amministrative del 31 maggio, dopo una gestione commissariale dovuta allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione mafiosa (il terzo scioglimento anticipato in 18 anni). È di ieri la notizia che il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, ha rinnovato il commissariamento del Comune calabrese, per la provvisoria gestione dell’ente, con la conferma del funzionario della Prefettura di Reggio Luca Rotondi, già nominato dopo il primo commissariamento.Resta il fatto che la mancanza d’acqua rappresenta un’emergenza sociale senza precedenti. La Chiesa è stata vista dai cittadini platiensi come la sola speranza, l’unica colonna a cui aggrapparsi. «Non è competenza del vescovo risolvere il problema dell’acqua, lo sappiamo – ci dice una signora – ma chiediamo il suo appoggio per far sentire la nostra voce».Dal suo arrivo in diocesi, monsignor Oliva è stato più volte a Platì; ha incontrato uomini e donne, ha ascoltato le loro ragioni, ha chiesto loro di indicare i problemi più urgenti. Qualche settimana fa, la Caritas parrocchiale gli ha inviato una lettera con tre punti: al primo posto figurava proprio la mancanza dell’acqua a Senoli. «Mi bastava quel primo punto – ha osservato il vescovo –. Se manca l’acqua, è superfluo parlare di altro. Tanto basta e avanza». Senoli si trova in collina, tra Cirella e Platì, ai piedi dei contrafforti dell’Aspromonte, in una campagna dai colori meravigliosi, ben curata e coltivata. Questa peraltro è una zona ricca d’acqua, portata dalla vicina fiumara e da altri torrenti. Dalle sorgenti della montagna ne scende tanta, dalle qualità oligominerali. Eppure a Senoli non arriva.Gli abitanti sono costretti a servirsi di trattori per trasportarla dalle vicine fontane, vi riempiono delle cisterne dotate di autoclavi. Un centinaio di persone ha atteso il vescovo accanto a un lavatoio, con le vasche completamente secche. «Questa gente non può essere umiliata così – dice monsignor Oliva –. Non si sta chiedendo l’oro, si chiede l’acqua, un bene primario».  «Noi, sia chiaro – ha aggiunto – non facciamo politica, ma non possiamo stare zitti, questi cittadini vanno ascoltati».Il presule ha poi parlato col commissario Rotondi, il quale gli ha detto che si è impegnato a presentare il progetto per un acquedotto che risolverebbe il problema: il costo è di 500mila euro. «Una cifra non eccessiva» visto il beneficio che produrrebbe l’opera, ha commentato il vescovo. Davanti a quelle fontane asciutte monsignor Oliva viene accolto con speranza dagli abitanti di Senoli. Ci sono giovani e anziani: il signor Domenico gli fa vedere la ricevuta di un versamento di  550,50 euro per «la concessione di acqua potabile a domicilio»: ha pagato nel 2008, sette anni fa. Anche altri mostrano le ricevute; del 2008, del 2009, del 2010. Francesca invece è una ragazza, di circa venti anni. «Voglio sposarmi e vivere qua» dice orgogliosa al vescovo, «non me ne voglio andare e continuerò ad impegnarmi per avere l’acqua in casa».
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