sabato 14 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
ROMA Il blog di Grillo dà il benservito al sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, sospendendolo dal Movimento 5 Stelle. Ma lui non ci sta e tira dritto, ingaggiando uno scontro senza esclusione di colpi con il direttorio del movimento, che definisce «irresponsabile ». Nel primo pomeriggio arriva l’annuncio della sospensione, perché - è la motivazione - «la trasparenza è il primo dovere degli amministratori e dei portavoce ». E dell’avviso di garanzia che lo ha raggiunto per abuso d’ufficio, di cui si è avuta notizia solo giovedì a mezzo stampa, Pizzarotti era a conoscenza da mesi. La sua colpa è stata, dunque, di non aver trasmesso la documentazione. «Non si attendono le sentenze per dare un giudizio politico », la conclusione. Ora l’interessato ha dieci giorni di tempo per presentare le sue controdeduzioni e la documentazione. Altrimenti ci sarà l’espulsione senza passare per il voto online. L’addio è praticamente cosa fatta, vista la reazione del primo cittadino, da tempo in attrito con i vertici 'grillini'. «Ad una mail anonima non fornisco nessun documento», replica, infatti, a un messaggio, firmato genericamente dallo staff di Beppe Grillo, all’interno di uno scambio di posta dell’altroieri - in cui gli si chiedevano le carte - che Pizzarotti rende pubblico. Il primo cittadino rivendica il suo essere un amministratore eletto dai concittadini e aggiunge che da mesi chiede chiarimenti senza aver risposta. Contesta la tempistica (dice di aver ricevuto la mail di notifica della sospensione appena 4 minuti prima della pubblicazione sul blog). Lo sfogo continua con la denuncia di mesi di fango gettato addosso a lui. «Pensiamo di governare l’Italia con le mail?», domanda infine tra l’ironico e il deluso. Freddo, il sindaco della città ducale liquida gli interlocutori, invitandoli «per altri chiarimenti» a farlo chiamare da Luigi Di Maio, che è il responsabile per i Comuni del movimento. Al quale Pizzarotti imputa di avere responsabilità per la situazione e di non aver mai incontrato in un anno i primi cittadini a 5 Stelle. A riprova rende noti i messaggi sul telefonino con il vicepresidente della Camera. «Possiamo prendere appuntamento per chiarire alcune dinamiche e per parlarne o rimarrò separato in casa?», gli scriveva su Whatsapp. Strategia che dà lo spunto a Beppe Grillo di rinfacciare a Pizzarotti di non aver reso pubblica, al contrario, la mail da lui inviatagli (e in serata resa pubblica sul blog del comico genovese), sempre ieri, in cui l’ex comico ribadiva le motivazioni del provvedimento e rinfacciava all’interlocutore «comportamenti radicalmante incompatibili» con il M5S. L’avviso di garanzia per due nomine tra cui una per il Teatro Regio - si trasforma, dunque, in un dramma interno al movimento. L’ennesimo. Ma stavolta la personalità è di primo piano. L’espulsione tocca il primo importante sindaco conquistato dal M5S, da tempo in bilico tra la fedeltà allo spirito delle origini e la guida dell’ormai nutrita pattuglia di dissidenti e malpancisti. Alcuni dei quali si tolgono qualche sassolino dalle scarpe. «Ne re- sterà uno solo. e non sarà il migliore», profetizza la senatrice, eletta nelle liste M5S e poi 'epurata', Serenella Fucksia. E c’è già chi teme un 'effetto valanga' nel movimento e nella sua rappresentanza parlamentare, soprattutto alla Camera, dove siede una nutrita pattuglia di emiliani, tra cui alcuni simpatizzanti del 'Pizza'. Il quale, comunque, annuncia fin d’ora che non si dimetterà e andrà avanti nell’azione amministrativa. Convinto di «rappresentare il vero spirito del M5S», nel quale dice di non aver perso di fiducia (ma solo in alcune persone). E forte del pieno sostegno avuto dal gruppo consiliare. Infine, si lamenta del fatto che al collega Filippo Nogarin, alla guida della giunta di Livorno, si stato riservato un trattamento diverso in una situazione analoga. Dall’interno del movimento c’è chi fa notare che il primo cittadino labronico avrebbe cercato la sponda del direttorio e fornito tutte le carte. Mentre il canale con Pizzarotti è da mesi interrotto. Non si fa attendere la stoccata di Nogarin, che twitta in linea con al posizione ufficiale: «Nel nascondere per settimane l’avviso di garanzia ha commesso un grave errore. La trasparenza è la stella polare». In una conferenza stampa il sindaco emiliano ha confermato di aver saputo dell’indagine a febbraio, «ma prima dovevo mettermi a disposizione della magistratura. Siamo sempre stati contro la spettacolarizzazione». Cosa che ora, invece, starebbe avvenendo. Sulla piaga dei guai giudiziari per entrambi i sindaci pentastellati mette il dito il ministro dell’Interno e leader di Ap, Angelino Alfano: nel M5S, che prende voti per la «rabbia» della gente, «gratta gratta si trova esattamente la voglia di potere e gli stessi vizi dei vecchi partiti». Anche i candidati alle amministrative si sbizzarriscono. In particolare quelli della Capitale. Con Alfio Marchini che certifica la discesa «da Marte sulla terra» del M5S. Giorgia Meloni (Fdi) imputa un atteggiamento ipocrita. Parecchi dem parlano di regolamento di conti interno. Dentro il popolo del blog la decisione scatena gli animi. Chi attacca Pizzarotti, chi Nogarin. Chi entrambi. E c’è chi con il solito linguaggio colorito sintetizza lo stato d’animo del momento: «Come sempre a ridosso di elezioni rispolveriamo la bottiglia e via ad autoflagellazioni Tafazzi style». © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: