venerdì 13 febbraio 2015
Il premier alla Ue: Tripoli è una polveriera, c’è in ballo la sicurezza dell’Unione.  Più soldi a Triton: Schulz e la Commissione aprono. Ma è gelo dagli Stati.  La Guardia costiera: tre gommoni in difficoltà al largo della Libia.

IL COMMENTO
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​«La Libia è una polveriera, per l’Europa è una crisi non meno grave e pericolosa dell’Ucraina. Ci sono morti di fronte ai quali non possiamo girare la faccia, non sono morti di "serie B" e non si può consentire che il Mediterraneo diventi un cimitero. C’è un traffico enorme di esseri umani che può aumentare il rischio-terrorismo nei nostri Paesi. Ue e Onu devono agire in fretta, molto più in fretta di quanto fatto sinora, e l’Italia è pronta a guidare un’iniziativa forte». Matteo Renzi prende la parola durante la sessione del Consiglio Ue dedicata al terrorismo internazionale. Non vuole pietire «qualche soldo in più» per la missione Triton, anche se servirebbero eccome per tamponare l’emergenza e tornare quantomeno agli standard dei soccorsi assicurati da Mare Nostrum. «Il problema va affrontato alla radice, non perdiamo più tempo», è il forcing del premier, che all’uscita in tarda serata ribadisce: «La Libia è un grande problema dell’Europa da risolvere con decisione e determinazione. L’Italia è pronta a fare la sua parte».Ma a Bruxelles è una giornata difficile. La testa dei 28 capi di Stato è tutta e interamente sul dossier-Grecia. Trovare margini per una discussione approfondita su quanto accade a Lampedusa e sulle coste libiche è difficile. Ci prova, il premier. Si fa dare un sostegno forte dai leader del Pse, al punto che il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz si espone chiedendo «miglioramenti» per Triton «per fare quello che faceva Mare Nostrum». Insomma, più risorse e facoltà di andare oltre le 30 miglia di pattugliamento. Una mossa per affrontare l’emergenza, anche se, prosegue Schulz, «non basta», bisogna «investire nella lotta contro i trafficanti, rafforzare le leggi penali, portare stabilità in Libia». La Commissione Ue, attraverso la voce autorevole del vicepresidente Frans Timmermans, apre e assicura che la questione-immigrazione «è in cima alle priorità», che Bruxelles è pronta a fare di più ma «non possiamo fare da soli, i Paesi membri devono lavorare insieme».Ecco il nodo. Commissione e Parlamento Ue sono pronti a mettere una pezza subito, a rafforzare Triton, ma i 28 Stati membri sono freddi, gelidi. Ritengono, in buona parte di loro, che una "Mare Nostrum europea" non sia efficace, aumenterebbe anziché diminuire i rischi per la sicurezza, farebbe incrementare il traffico di essere umani. Considerazioni che Renzi, in fondo, capisce. Certo, il premier non accetta che l’Ue si fermi ad un contributo economico che a stento arriva ad un terzo della missione che abbiamo gestito in proprio fino a qualche mese fa, però comprende che sino a quando non si mette pace a Tripoli tutto è vano.Perciò ieri ha voluto alzare il tiro sulla Libia. Insieme al ministro della Difesa Roberta Pinotti, ha elaborato un piano per pattugliare sotto l’egida Onu le coste libiche e per portare a Tripoli una forza di peacekeeping. Ma prima occorre che si formi un governo di unità nazionale con i due esecutivi (e i due Parlamenti) ora esistenti e con il coinvolgimento delle maggiori tribù locali. È il compito che ha tra le mani l’attuale commissario speciale delle Nazioni Unite, lo spagnolo Bernardino Leon. Ma i risultati tardano ad arrivare. E Roma spinge, non vuole più aspettare, si candida a prendere l’iniziativa in prima persona purché non continui questa insostenibile situazione. «L’Italia è pronta», ha detto più volte Renzi ai suoi partner.Sono due piani che si sovrappongano. Il tamponamento dell’emergenza e la soluzione radicale del problema. Due piani che si intersecano ad un problema sostanziale, l’indifferenza di molti degli Stati Ue, il Nord che non vuole capire cosa sta davvero succedendo sulle coste del Mediterraneo. Anche per questo motivo il dibattito interno sul ritorno alla "Mare nostrum italiana" viene considerato «strumentale e inutile». Il governo non vuole tornare indietro, non vuole rinunciare alla faticosa conquista di far contribuire anche l’Ue al salvataggio delle vite. Lo dirà anche Angelino Alfano nell’informativa al Parlamento nei prossimi giorni (su di lui pende anche una mozione di sfiducia avanzata da M5S, che però il ministro dell’Interno snobba).E allora si aspetta che lunedì-martedì venga siglato l’accordo greco per portare un nuovo affondo presso le cancellerie europee. Lady Pesc Federica Mogherini ha convocato una riunione dei commissari che hanno competenza sul tema, Timmermans ha annunciato «un’agenda» di appuntamenti nei prossimi giorni. Occorre evitare nuove morti in mare e riportare alla pace Tripoli.
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