sabato 1 settembre 2018
L’agenzia: «contraddizioni» tra il contratto e l’impegno sul debito. L’Istat: nel trimestre crescita a 0,2%, il dato annuo è all’1,2. Giorgetti: non ci soddisfa
Italia sotto tiro: il Pil rallenta, spread a 290, avviso da Fitch
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A Palazzo Chigi hanno atteso il responso di Fitch per tutto il giorno, nella semi-quiete dell’ultimo venerdì d’agosto. "Semi" perché i fronti di tensione per il Belpaese non sono mancati comunque, fra un Pil in frenata e lo spread di nuovo a un passo da quota 300. A sera l’agenzia ha agito secondo previsioni: ha confermare il rating BBB, a un passo da quello denominato "spazzatura", limitandosi a rivedere le prospettive (l’outlook) da "stabile" a "negativo". Come a mandare un primo segnale. Nel rapporto, Fitch rileva «contraddizioni» tra il programma e gli impegni di riduzione del debito pubblico. Annota poi l’«elevata incertezza politica» e si spinge a parlare di «crescente possibilità di elezioni anticipate nel 2019», rivelando cosa pensano i mercati. Il governo ha subito replicato con un messaggio rassicurante, ribadendo «l’impegno a proseguire nella riduzione del debito, come peraltro più volte comunicato».

L’Istat, intanto, ha confermato che la crescita economica sta segnando il passo: tra aprile e giugno si è fermata a +0,2% (pesano i consumi delle famiglie e il calo delle esportazioni, diminuite di 0,2 decimi), rispetto allo 0,3% del primo trimestre dell’anno. Tuttavia, il rialzo per il 16° trimeste di fila, per quanto modesto, ha fatto andare un po’ meglio il Pil su base annua, rivisto al rialzo all’1,2 dal precedente 1,1%. Dati che fanno dire a Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza, «non siamo assolutamente soddisfatti, abbiamo l’ambizione di arrivare a uno sviluppo del 2-3%».

Ha vissuto poi un’altra giornata elettrica lo spread, il famoso differenziale fra i rendimenti dei nostri Btp e dei Bund tedeschi a 10 anni: partito in discesa fino a 278 punti base ha ballato a lungo sopra quota 290, chiudendo poi a 289,9. E, soprattutto, è tornato a superare i 200 punti anche quello sui titoli a 2 anni, toccando i massimi degli ultimi 3 mesi. Solo ad agosto il differenziale è salito di circa 60 punti. Un altro segnale di preoccupazione è giunto dalla riapertura (riservata ai soli operatori specializzati) dell’asta dei Btp di giovedì: ieri ha visto una domanda praticamente nulla. Già qualche settimana fa ci fu un precedente che allarmò il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. A condizionare lo spread sono le tensioni politiche sui contenuti della manovra 2019, che si riflettono sul rendimento (il titolo decennale è ormai al 3,22%) come provato dall’ultima asta, con cui il Tesoro è arrivato a coprire circa il 74% delle necessità annue.

Anche l’ex premier Paolo Gentiloni è convinto che l’Italia «si trova in una situazione pericolosissima» e la imputa ai «fattori di reputazione» perché «i fondamentali della nostra economia – spiega – sono immutati rispetto a qualche mese fa». La preoccupazione non si placa, insomma. L’attacco dei mercati all’Italia, ipotizzato settimane fa da Giorgetti, resta «un rischio reale» per gli analisti, che temono l’incertezza politica. Senza contare che settembre è l’ultimo mese in cui la Bce comprerà 30 miliardi di titoli pubblici, con il QE.

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