giovedì 28 settembre 2017
Dopo un'attesa durata quattro legislature, arrivano 100 milioni e proposte per la tutela dei borghi con meno di 5mila abitanti. Un provvedimento che interessa oltre due centri su tre
Il centro di aggregazione di Baradili, in Sardegna, uno dei piccoli Comuni a rischio spopolamento

Il centro di aggregazione di Baradili, in Sardegna, uno dei piccoli Comuni a rischio spopolamento

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Una legge a tutela della piccola grande Italia che prova a resistere allo spopolamento e al declino. È questo lo spirito con cui il Senato ha approvato questa mattina in maniera definitiva (205 i sì, 2 gli astenuti) il ddl Realacci, per la valorizzazione dei piccoli Comuni.

Un testo a lungo atteso, che ha attraversato quattro diverse legislature, e che dà le prime risposte a una fetta importante (e dimenticata) del territorio della nostra penisola. In gioco, infatti, c'è il futuro di 5.591 centri, pari al 69% del totale, che occupano il 54% della penisola e in cui vivono 11 milioni di persone. Periferie d'Italia che hanno assistito, nel silenzio generale, alla fuga di una persona ogni sette negli ultimi 25 anni e che restano popolate soprattutto da anziani (ce ne sono presenti più di due ogni under 14).

I 100 milioni e le nuove tutele

Il Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli Comuni avrà una dotazione complessiva di 100 milioni e servirà a finanziare investimenti ad hoc da qui al 2023. La priorità verrà data a progetti da realizzare in località in cui l'emergenza è più forte, dalle aree con dissesto idrogeologico alle zone interessate da un forte calo demografico sino a quelle che si sono segnalate per disagio insediativo e inadeguatezza dei servizi sociali essenziali.

La legge suggerisce anche apposite azioni per risolvere il problema dei trasporti e dei collegamenti, soprattutto con le scuole, nelle aree rurali e montane, prevede interventi ad hoc per il recupero dei centri storici e rilancia i prodotti a chilometro zero. Sul versante delle politiche economiche locali, arriva un segnale di attenzione sulla banda ultralarga e viene concessa la facoltà di istituire, anche in forma associata, centri multifunzionali per fornire servizi in materia ambientale, sociale ed energetica. Da sottolineare anche l'intesa promossa tra Anci, Fieg (Federazione italiana editori giornali) e rappresentanti delle agenzie di distribuzione, affinché sia assicurata anche nei piccoli borghi la vendita dei quotidiani.

Coro di sì, ma è solo un primo passo

"Una bella giornata per chi vuole bene all'Italia" ha detto Ermete Realacci, primo firmatario del testo. Secondo i Comuni, che hanno parlato per bocca del loro presidente Antonio Decaro, "si fissa il principio basilare che questi centri hanno bisogno di politiche differenziate e di sostegno specifico". Non solo, "si avvia finalmente l'agenda Controesodo", dal nome del progetto lanciato da Anci che vuole promuovere un trend nuovamente virtuoso, dal punto di vista demografico, nei piccoli centri. Soddisfatte anche Legambiente ("Migliora la qualità della vita e si genera competitività") e Coldiretti ("Nei piccoli Comuni si coltiva oltre la metà della produzione agroalimentare nazionale"). Coro pressoché unanime di elogi anche dai partiti politici, dal Pd ("Si rilancia la vera forza del Paese) al M5s ("Un piccolo ma importante passo verso la ricostruzione") fino ad Ap ("Traguardo raggiunto") e Sel ("Segnale di novità, anche se è solo un punto di partenza").

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