sabato 10 luglio 2010
Il 90% degli abusi avviene in ambito "familiare", da parte di persone che frequentano la casa. Ai primi posti nel mondo per pedoturismo.
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Italiani ai primi posti, dunque, almeno per quanto riguarda l’"esportazione" di viaggiatori sessualmente e psichicamente deviati. Siamo (sono) 80mila ogni anno. Questo l’identikit: giovane (sui 30), bravo navigatore in rete, cultura e reddito medi. Ma il nostro popolo ha scalato rapidamente le classifiche mondiali raggiungendo addirittura il primo posto per presenze in Kenya, Repubblica Dominicana e Colombia (fonti Ecpat). Il tutto facilitato dai voli low cost e dal web, che baipassa allegramente ogni tipo di prevenzione, come le alleanze strette con operatori turistici, hotel e taxisti, feroci nello scovare e denunciare i predatori di bambini: sul web c’è di tutto, albergatori che non fanno domande e procacciatori che non fanno storie. Ma anche entro i confini nazionali le cose non vanno meglio. Sarebbero 21mila i casi di pedofilia registrati ogni anno in Italia: uno ogni 400 minori, uno ogni 4 scuole, e uno ogni 500 famiglie (dati Censis). Anche qui le cifre potrebbero errare per difetto, dato che la maggioranza degli abusi subìti resta inconfessata per anni o per sempre, e che nel 90% dei casi il tutto avviene nell’ambito "familiare" (il che non significa necessariamente tra genitori o fratelli, ma tra persone che frequentano normalmente la famiglia, come vicini di casa, amici, dipendenti...). Forti discrepanze tra i dati ufficiosi e quelli ufficiali rendono impossibile una classifica reale, ma secondo le stime concrete di Telefono Azzurro (a marzo 2010) la responsabilità è del padre nel 29,4% dei casi, seguito da altri parenti (13,5%), conoscenti (12,9%), insegnanti o educatori (8,8%), e infine religiosi (1,2%).«Il fenomeno è dilagante - commenta Melita Cavallo, presidente del Tribunale per i minorenni di Roma - anche se dobbiamo sempre tener presente il gran numero di false denunce», che dopo iter dolorosissimi si concludono con l’assoluzione. «Mi riferisco al costume sempre più frequente da parte delle mogli in via di separazione di denunciare i mariti per abusi sui figli. Questo è lo spaccato più consueto cui ci troviamo di fronte al Tribunale per i minori, motivo per cui nel periodo delle indagini siamo costretti ad allontanare quei padri...» (negli Usa risulta falso il 25% degli abusi su figli minori denunciati da genitori in fase di separazione). Il secondo spaccato riguarda invece «segnalazioni da polizia o servizi sociali, o anche dai genitori stessi, di bambini molestati a scuola, in palestra, nel condominio». Infine oggi accade con sempre maggiore frequenza che 15/16enni abbiano già attenzioni per bambini molto più piccoli, «conseguenza di un uso indiscriminato di Internet e televisione, capaci di sollecitare istinti subliminali non diretti nel verso giusto» (solo l’associazione Meter negli ultimi 7 anni ha scoperto 51mila siti pedofili alla portata di tutti e altrettanti ne ha scovati l’associazione Arcobaleno). Orientativamente sono 5.000 le denunce che pervengono ogni anno alle procure italiane e in linea di massima 4.000 sono le archiviazioni immediate per insufficienza di dati probatori (e questo dipende molto da come vengono raccolte le notizie di reati fin dalla prima denuncia). Circa 1.000 denunce arrivano quindi davanti al Gip (giudice per le indagini preliminari) e infine sono 150 circa i casi di non luogo a procedere. Secondo la Dac (Direzione anticrimine centrale della Polizia) nel 77,4% dei casi le vittime sono bambine, abusate fin da piccolissime, e la fascia d’età più colpita (35%) va dai pochi giorni di vita ai 10 anni, seguita dagli 11-14 anni (34,8%). Nelle carceri italiane - fa sapere il ministero della Giustizia - sono detenuti attualmente oltre 1.300 pedofili, di cui 400 stranieri.La piaga, dunque, non diminuisce, anzi, ogni anno ha un incremento del 10,8%, anche perché nel nostro Paese fioriscono impunite ben 15 organizzazioni per così dire "culturali". Che apertamente festeggiano la giornata di un presunto "orgoglio pedofilo".
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