venerdì 27 novembre 2015
​Aumentati i donatori: raccolte 1,4 milioni di confezioni nel primo semestre 2015.
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Quello che si prova a non poter permettersi un farmaco è ben stampato sui volti degli ignari cittadini a cui viene presentato, a sorpresa, un conto salatissimo alla cassa della farmacia. Una candid camera (GUARDA SU REPUBBLICATV) che il Banco farmaceutico ha voluto riportare in un video, per raccontare come si sentono le 405mila persone in povertà sanitaria nel nostro Paese; un numero stabile anche se cresce la domanda di medicinali (+6,4%). Così nel 2015 sono stati donati a chi non se lo può permettere 870mila confezioni di pillole, soprattutto per malattie respiratorie, cardiologie e gastrointestinali, mentre l’anno precedente ci si era fermati a 818mila. Numeri comunque importanti, con un trend in salita anche degli italiani il cui portafoglio non riesce a sopportare neppure il costo di uno sciroppo per la tosse o un antibiotico: 179mila (+1,9%). Così se in media ogni persona spende più di 400 euro all’anno per curarsi, ce ne è una fetta sempre maggiore che si ferma ad appena 69. Il rovescio della medaglia positivo, tutt’altro che scontato in tempi di crisi, però, è che ad aumentare sono anche i donatori, privati e aziende.  Il rapporto 2015 Donare per curaredell’osservatorio sulla donazione del Banco farmaceutico, presentato ieri a Roma, realizzato in collaborazione con un comitato scientifico composto da Caritas Italiana, Acli, Ufficio per la pastorale della Salute della Cei e dall’Unitalsi, restituisce infatti l’immagine di un’Italia dal cuore grande. Ancor più di quello che si immagina. Solo nel primo semestre di quest’anno, così, sono stati regalati circa un milione di confezioni di medicinali, quasi il doppio dell’intero ammontare di donazioni del 2014 (915mila). Un quarto arriva dalla Giornata di raccolta del farmaco di metà febbraio, che comunque nell’ultima edizione si è chiusa con 6mila confezioni in meno la- sciate nelle 3.600 farmacie aderenti. Ma a correre al galoppo è il contributo dato dalle aziende farmaceutiche, che in soli sei mesi quest’anno hanno consegnato gratuitamente al Banco 860mila scatole di farmaci, 320mila in più dello stesso periodo nel 2014. Risultati possibili grazie alla «grande rete di solidarietà che vede cittadini, farmacisti, volontari ed enti uniti per aiutare gli ultimi della nostra società», ricorda il presidente del Banco farmaceutico Paolo Grandik, aggiungendo che per far crescere la platea dei generosi è appena nata «una nuova applicazione che consente di donare in ogni momento». Ad aumentare, inoltre, è anche il recupero dei farmaci validi che permette di portare medicinali inutilizzati non scaduti nelle farmacie per i più poveri, attivo in dieci città. Un progetto, «dal grande significato sociale ed educativo», che da gennaio a giugno ha permesso di raccogliere 49mila confezioni. Il quadro dei bisognosi di cure non è altro che la dimostrazione della «multidisciplinarietà » del fenomeno e della necessità di studiare politiche che leghino i diritti, come quello alla salute, alla loro reale fruizione. Per questo la presa in carico non può che essere all’interno di una rete nella comunità, ricorda il direttore di Caritas italiana don Francesco Soddu, perché «solo un Paese che sappia costruire davvero le mappe – in ogni territorio – di bisogni, risorse, servizi, solidarietà rende possibile tracciare il cammino di quanti fanno più fatica e può cercare di mettere in atto risposte adeguate ». Una sinergia per arrivare «ad un vero sistema di welfare comunitario » in cui credono anche le Acli, provata anche dal «lavoro di squadra» – spiega don Danilo Priori, vice assistente ecclesiastico nazionale Unitalsi – che ha permesso di curare, con i farmaci donati, i più deboli «nei due ambulatori solidali aperti a Roma e Catania» e i disabili nei pellegrinaggi a Lourdes.
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