giovedì 28 febbraio 2019
Lo studio dell’endocrinologo Foresta riaccende l’incubo delle mamme: è in corso un attacco alla nostra vita
Drammatico studio scientifico sulle ventenni residenti nell’area rossa del Veneto, colpita dall’inquinamento delle falde acquifere. «Sono state alterate le funzioni riproduttive».

Drammatico studio scientifico sulle ventenni residenti nell’area rossa del Veneto, colpita dall’inquinamento delle falde acquifere. «Sono state alterate le funzioni riproduttive».

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Le giovani venete che vivono nel cratere dell’inquinamento da Pfas, da ieri, sanno che per loro avere un bambino potrebbe rimanere un sogno. È l’ultima, terribile verità emersa nell’ambito del caso di contaminazione più grave della storia per quanto riguarda gli acidi perfluoroalchilici che dal 2013 affligge 500mila abitanti delle province di Vicenza, Verona e Padova.

A mettere nero su bianco i dati dell’interferenza dei Pfas nel sistema riproduttivo umano è stato il professor Carlo Foresta, endocrinologo di fama internazionale, che ieri ha presentato all’Università di Padova i risultati di uno studio condotto su 115 ventenni. E le conclusioni non lasciano scampo: «Il sistema riproduttivo umano viene fortemente compromesso a tutti i livelli dalla presenza di Pfas nell’ambiente».

Da tempo sono noti gli effetti patologici dei Pfas in gravidanza: una maggiore preeclampsia (gestosi), nati pretermine o sottopeso, malformazioni nervose e cardiache. L’equipe di Foresta ha dimostrato scientificamente che cosa accade alle cellule quando sono intaccate dai veleni e così ha scoperto che la prima mestruazione nelle ragazze esposte arriva con oltre un anno di ritardo rispetto alle pari età si altre zone e che una su tre ha un ciclo mestruale alterato nella regolarità (mentre nelle aree non contaminate solo una su cinque).

«Quello che stiamo vivendo è un vero e proprio attacco alla vita», commenta scossa Laura Facciolo, mamma no Pfas di Montagnana, Comune padovano in piena zona rossa. «È un dolore terribile, la sensazione è quella di non aver saputo proteggere la parte più intima e più importante di noi stesse ». Laura ieri era a palazzo del Bo in rappresentanza di centinaia di donne che con i loro mariti da due anni lottano perché la contaminazione venga arginata.

Tra loro, c’è chi non ce l’ha fatta a venire: «Mi fa troppo male sentire ciò che i miei figli vivono, tu sai che io ho figli ventenni – ci scrive su Whatsapp una mamma che chiede riservatezza – Lotto perché tutto questo non accada più al mondo, non mi fermerò e affronterò con l’aiuto di Dio ogni situazione che mi si presenterà». Nella Terra dei fuochi del Nordest i drammi personali si mescolano con le complicate sperimentazioni degli scienziati. Tutto dipende dal progesterone, spiega il professore: «La sua interazione con i Pfas è fortissima, specie a livello genico».

Il Pfoa, uno dei perfluori più diffusi, altera ben 275 geni, tra cui quelli fondamentali per la formazione dell’endometrio e l’attecchimento dell’embrione. «L’attività di queste sostanze è fortemente inibitiva sulla preparazione dell’endometrio e quindi della placenta. Da qui la difficoltà di concepimento e la poliabortività, i nati sottopeso e pretermine. Ma attenzione, parliamo di giovani che hanno nel sangue concentrazioni plasmatiche dieci o venti volte più elevate rispetto agli studi precedenti». E a questi dati, si sommano quelli resi noti quattro mesi fa dalla stessa equipe di Foresta sui giovani maschi dell’area rossa: 23 per cento in meno di spermatozoi con una motilità ridotta e malformazioni di uno su cinque, a cui vanno aggiunte misure ridotte di pene e testicoli. «Ecco perché siamo di fronte a un attacco alla vita – riprende Laura –. Le ricerche del professore Foresta ci rendono ancora più combattive: dov’era chi doveva vigilare perché tutto questo non accadesse? Qualcuno sapeva che queste sostanze si trovano nell’acqua e non ci ha permesso di proteggerci ».

Il pensiero corre a tutte le pappe preparate ai figli piccoli con l’acqua contaminata e alle lotte per fare in modo che nelle scuole materne venisse utilizzata solo acqua in bottiglia. Recentemente il ministero dell’Ambiente e la Regione hanno calcolato i costi della contaminazione da addebitare alla Miteni di Trissino, l’azienda presunta colpevole della contaminazione, in caso di processo contro 13 manager su cui si sono chiuse le indagini. Si parla di circa 140 milioni di euro in totale: «Mi chiedo – continua la mamma che domani ritirerà i risultati delle analisi sulla figlia di dieci anni – qual è il prezzo di tanti bimbi non nati. Quanto vale il dramma familiare di chi non ha potuto avere figli e adesso piange di fronte a questi studi?».

Anna Maria Panarotto è una mamma di Lonigo, nel Vicentino, e non sa come parlare alle figlie ventenni di tutto questo. «I giovani d’oggi sono in lotta per il loro futuro, come possiamo dire loro che forse non avranno figli? Riprodursi fa parte della natura umana e delle attese di ogni famiglia, ma loro, solo per il fatto di essere nati qui rischiano di andare incontro a un calvario».

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