giovedì 16 marzo 2023
Lo denuncia l’inchiesta giornalistica “The Forever Pollution Project”, realizzata da un consorzio di 18 redazioni europee
La protesta contro la Pfas

La protesta contro la Pfas

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L’allarme sulla contaminazione da Pfas, sostanze perfluoroalchiliche note anche come inquinanti eterni, diventa europeo. Lo denuncia a chiare lettere l’inchiesta giornalistica The Forever Pollution Project, realizzata da un consorzio di 18 redazioni europee e a cui hanno partecipato anche le testate italiane Radar Magazine e Le Scienze: secondo i dati al momento disponibili, sono oltre 17mila i siti contaminati da Pfas in tutto il vecchio continente, a cui si aggiungono altri 21mila siti in cui è possibile la presenza di Pfas a causa di attività industriali in corso o passate, e 2.100 hotspot, cioè luoghi in cui la contaminazione raggiunge livelli considerati pericolosi per la salute. Ma la reale portata di questo massiccio inquinamento è ancora sconosciuta: nel nostro Paese tocca non solo alcune aree del Veneto, uno degli epicentri europei dell’emergenza, ma anche zone del Piemonte limitrofe allo stabilimento della Solvay specializzato proprio nella produzione di Pfas, della Lombardia e della Toscana. Tuttavia non tutte le Regioni italiane effettuano monitoraggi capillari.
All’inizio di febbraio, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche ha pubblicato una proposta per vietare la produzione e l’uso a livello comunitario di migliaia di Pfas, usati per realizzare padelle antiaderenti, giubbotti impermeabili, cartoni della pizza: non si degradano nell’ambiente e possono essere rilevati in acqua, aria, pioggia, pesci, uova sode ed esseri umani. Sono collegati a cancro, infertilità e a oltre una decina di malattie. Tra le nazioni promotrici del divieto ci sono Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia, ma non l’Italia. Con più di un centinaio di organizzazioni della società civile europee, Greenpeace è promotrice del Ban Pfas, manifesto che chiede la messa al bando di queste pericolose sostanze.

Secondo Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace, «questa indagine senza precedenti tocca un nervo scoperto su cui le autorità nazionali da tempo hanno scelto di non intervenire, nonostante sia chiaro che la contaminazione riguardi l’acqua, l’aria, gli alimenti e il sangue di migliaia di persone. Si tratta di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo». Quindi esorta «il governo, il parlamento e i ministeri competenti ad assumersi le proprie responsabilità varando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili».

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